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Visualizzazione dei post da giugno, 2014

La mia sirena

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La mia sirena non ha età, non ha nome. Mi aspetta, stanca di sole, fra gli scogli di quell'isola che so. Ascolta il suono del mare e non ricorda nulla: chissà, forse per questo quando sorride non sembra felice, ma solo innocente, immortale. Lei mi aspetta, anche se dimentica sente che sbando, che prima o poi ritornerò da lei. Per un giorno, un'ora, un secondo. O per sempre, che poi, in fondo, non fa tanta differenza, il tempo non esiste, è solo movimento a largo, onda su onda, mare aperto, nessun bisogno di sognare. Lei sa che mi tradirà sempre. Ed è per questo che non potrò fare a meno di lei, del mio errore. Sa che ho una figlia, ne sorride. Mi sfiora la fronte con due dita, contenta.  Le dico che all'instabilità del tutto oppongo la sua solitaria voluttà. Non ha manuali da leggermi, la luna le ha accecato la memoria e sa benedire quel mio vecchio vizio. Alle regole non ho mai creduto, le dico, quando precipito laggiù per la tempesta o per la nostalgia,

Le emorroidi di Superman

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Clark Kent si dirigeva verso l'antica acciaieria dismessa, quasi ansimante per il caldo. Aveva appuntamento con Zembrka, la gallina dalle corde vocali di amianto che col suo coccodè effondeva i suoi effetti taumaturgici agli sventurati: chi sognava di vedere lucertole in tanga, chi, molestato da un tripudio di parafilosofico nichilismo demagogico, aveva da poco ascoltato i lazzi drammatici di Grillo, chi aveva lottato per salvare il mondo e rendere più luccicante il pelo dei gatti, chi leggeva senza ritegno Hegel; alla coorte di disgraziati il fato concedeva Zembrka. Anche il buon Clark Kent aveva i suoi problemini, ini ini: da poco si era scontrato con Lex Luthor e Magneto, poi il simposio tenuto da Hulk e i suoi avvenenti sodali, che amabilmente si esibivano in colte e sprittacialiche dissertazioni sulla prosa di Soldati e sulla meditazione relativa a Burke dei Cugini di Campagna, lo aveva, in qualche modo, gratificato per aver udito alla radio lo starnazzare di un certo Fa