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Visualizzazione dei post da ottobre, 2016

Soffia un vento di tempesta...

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Mi ero promesso di smettere. Non ci sono riuscito. Avrei dovuto cambiare rotta: lettere dalla luna, avevo promesso. Distacco, disincanto, ironia accennata, garbato anticonformismo: ho fallito, come al solito. Pinocchio e Arlecchino si sono risvegliati, ruggiscono come tanti anni addietro ed io non riesco ad essere niente di diverso da me stesso. Un po' disturbato, certo; ma sempre inabile a genuflettermi alle convenzioni. A volte stupidamente ingenuo, lo confesso; ma incapace di aderire al contesto, di accettarne violenza e mediocrità. Pinocchio e Arlecchino si sono risvegliati: vuoi per la bancarotta degli ideali, vuoi per la perturbante contingenza. Ma un po', Paolina, è merito tuo. Qui a corte, mentre Bonconte Degli Esangui si muove spettrale, ingoiato dal suo pavido indugiare, io sono il giullare pazzo. Da questo devo partire e questo non posso dimenticare, anche se non mi piaccio. Tu, Paolina, mi hai mostrato ciò che mai potrò essere. Tu, così brava a scivola

Il quinto moschettiere

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Credo fossi in prima media, o forse in seconda. Mi avevano regalato I tre moschettieri di Dumas e in tre giorni lo avevo letto con passione, avvinto dal taglio picaresco e dagli intrighi. Non sapevo che esistevano due seguiti, altrimenti avrei fatto di tutto per leggerli. Scoprii della loro esistenza qualche anno dopo, quando la smania dei moschettieri si era assopita (forse per colpa della cosiddetta Letteratura alta) e non ho mai avuto il tempo di cercarli. Sento che vorrei farlo ora, probabilmente perché sono stanco di esistenzialismo, intellettualismo, nichilismo, consapevolezza e via recitando. Qual è il segreto dei Tre moschettieri ? Mi sono fatto un'idea anche io: la giovinezza. Quello di D'Artagnan è un romanzo di formazione; il guascone passa dalla solitudine (quando è ancora goffo e inesperto) all'amicizia con Athos, Porthos e Aramis. Dall'Io al Noi. E la scrittura impudente e canagliesca di Dumas costruisce, meglio, ordisce, una ragnatela di situazi

Cerco Eve (per un grande e folle progetto)

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Dietro le sbarre sembrava una colomba ferita. Eve suonava l’armonica seduta sulla branda: gambe incrociate, schiena al muro. Le solite quattro note; sempre quelle. Un tempo promessa di giovinezza immutabile, ora solo elegia. Nostalgia, Eve? Di che cosa? Della libertà del Branco? Delle scorribande notturne, lassù, nel Pueblo nascosto? Degli assalti a banche e a diligenze? Oppure di Joe, del suo folle sogno? Il suo carisma, la sua ingenuità: non ci prenderanno mai, diceva sempre. Sì, non ci fermerà nessuno. E invece il Branco macellato in pochi minuti! Quell’attacco al treno si era trasformato in un uragano di piombo: e da tutte le parti gli amici di sempre erano caduti nella polvere e l’avevano arrossata di sangue. Oppure pensi ad Erik? Ti manca la sua lucida determinazione? Il suo coraggio di portare nel vostro sogno la realtà? Innamorarsi di un Pinkerton! Bella fregatura. Lasciare l’amore per il nemico: brutta storia. Lo sceriffo puliva i fucili, riordinava la sua scrivania. E