Il quinto moschettiere

Credo fossi in prima media, o forse in seconda. Mi avevano regalato I tre moschettieri di Dumas e in tre giorni lo avevo letto con passione, avvinto dal taglio picaresco e dagli intrighi. Non sapevo che esistevano due seguiti, altrimenti avrei fatto di tutto per leggerli. Scoprii della loro esistenza qualche anno dopo, quando la smania dei moschettieri si era assopita (forse per colpa della cosiddetta Letteratura alta) e non ho mai avuto il tempo di cercarli. Sento che vorrei farlo ora, probabilmente perché sono stanco di esistenzialismo, intellettualismo, nichilismo, consapevolezza e via recitando.
Qual è il segreto dei Tre moschettieri?
Mi sono fatto un'idea anche io: la giovinezza.
Quello di D'Artagnan è un romanzo di formazione; il guascone passa dalla solitudine (quando è ancora goffo e inesperto) all'amicizia con Athos, Porthos e Aramis. Dall'Io al Noi.
E la scrittura impudente e canagliesca di Dumas costruisce, meglio, ordisce, una ragnatela di situazioni sulle quali dar vita al folle desiderio di vivere dei giovani. 
E mi piaceva. Mi piaceva l'atmosfera di eterna giovinezza, il furore, la passione, l'assedio alla Rochelle, l'anima notturna di Athos, l'ascetismo di Aramis e la voglia di crapula di Porthos. Provavo simpatia per Costance Bonacieux e mi attraeva Myladi.


Nel frattempo io sono cresciuto, cambiato. 
Io li ho traditi, in tutti questi anni, li ho quasi dimenticati.
Forse è tempo che mi faccia perdonare.
Se fossi il quinto moschettiere quale potrebbe essere il mio nome?
Philos?

- Hey, Philos! Ce ne hai messo di tempo per tornare - mi grida D'Artagnan.
- Si può sapere che fine avevi fatto? Ti eri perso dietro qualche sottana? - continua Porthos.
- Forse mi sono perso e basta.
- Che ti è successo? - mi domanda Aramis.
- Non lo so, Aramis. Non è facile da spiegare...
- E allora lascia perdere le spiegazioni - interviene Athos - qui l'assedio a La Rochelle continua e dobbiamo darci da fare. Vieni con noi?
- Certo, Athos.
- E allora: uno per tutti! E tutti per uno!

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