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Visualizzazione dei post da 2014

Bellissima ipotesi

Bellissima la tua ipotesi  di stringermi e di cingerti  d'ogni mia imperfezione.  Ricordo il 2004. Bellissimo anno, di rinascita,  dopo 5 anni di pagliacciume a febbraio mi liberai di una rogna. Ricordo un'estate magica, quella Sicilia,  quei viaggi. E quelle sirene. Ora,  nella necessità mitica della festa,  dico ciao al 2014. Fascinazione eversiva dell'infanzia resta sempre con me.

Logus mondi interattivi editoria digitale: Le interviste: Colte idiozie

Logus mondi interattivi editoria digitale: Le interviste: Colte idiozie :   Franceschina C., la Vs. libraia amica, intervista Filippo Pace, autore dell'opera "Colte idiozie".    Che cosa ti...

"Il giovane favoloso": teatrale oleografia, nessuna genialità

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Ho appena visto il Giovane favoloso di Martone, un regista discreto, ma che anche nell'uso dell'ellissi mostra il fiato corto del suo nuovo lavoro. Sono andato a vederlo perché, nonostante non sia un amante di Leopardi, è l'unico film che non appartiene al (de)genere dell'innocua e conformista commediola italiana - stereotipata, paratelevisiva, banale - che sta incassando più del filone che cannibalizza il cinema italiano. Ma tra cedimenti oleografici, teatralità non raffrenata degli attori si cade nel conformismo opposto: Germano - tra momenti di estasi a catturare l'ispirazione, che tanto piacerebbero ai sostenitori dello Spirito assoluto, a laceranti siparietti tragici resi insopportabili dal continuo recitare versi del caro Giacomo - costruisce un gobbo nevrotico e caricaturale, tanto che mi aspettavo di veder sbucare da un momento all'altro Lee Van Cleef ad accendergli un fiammifero nella gobba (come con Klaus Kinski in  Per qualche dollaro in più) .

Sacrosante botte a Roma!

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A me che da sempre ho danzato per compiacere, in questa corte dei miracoli ai confini dell'Impero anglo-germanico, il miglior offerente e il più muscolare suonatore di violino, a me, ribadisco, le botte di Roma sono sembrate SACROSANTE. Vi spiego perché. Sopra la panca la capra campa, è notorio, mentre sotto crepa. Ma se la capra che sta sotto sale sulla panca e quella che sta sopra capita sotto la panca, allora l'inghippo si ricrea. Ma solo apparentemente. Perché è l'inghippo la chiave di tutto. Ma se il suonatore di violino sa dove andare a riparare le corde che si rompono che problema c'è se le teste si rompono? La capra sa sempre dove stare è quando sta sopra campa, niente da dire. E capre sulla panca ne servirò tante, bacerò i piedi di tutti: destrimani, sinistrati, indignati orgasmico-demagogici. E non mi unisco al coro dei Buoni che si indignano,  ma comincio anche io a darmi botte sulla testa. Magari indosso un casco, detto fra noi. Ma mi riempio la

Da quella discesa laggiù

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- Credo che io debba ricominciare dalla campagna. - In che senso? - Da quella discesa laggiù, con mio nonno, le mucche portate in fune, l'odore di fieno e di verità. - La solita ricerca di innocenza, o no? - Non credo. Molto di più, molto di meno. - Vago, evasivo. - Chissà. Pavese faceva dire ad un suo personaggio che la terra era come la donna, bisognava capirla, aveva le sue lune. Oggi, in campagna, in questa domenica di fine settembre, mi ritornava in testa questa frase. E mio nonno. Il suo cappello. - Il mare all'estate, la campagna all'autunno. Giusto? - Giusto. Anche se non così schematico. Contano tanto anche le foglie gialle, le frenesie autunnali, l'attesa di una nuova nascita. I tordi, i merli, i funghi. Il cane. - Hai avuto tanti cani, ricordo male? - Sempre troppo pochi, per me che li ricordo. - Dimmi i nomi... - Virgola, Bobo, Jack, Gilda, Argo, Ulisse. - Gli ultimi addirittura omerici. - Al mito non c'è scampo. Come al wes

Confessione

Mi hai detto che con l'autunno rivedremo il nostro viale alberato che sbocca sul mare e che parleremo, mentre mille foglie gialle danzano intorno a noi, di tutto quel che ho dimenticato. E mi assale il perduto, come sempre. Vent'anni. Ecco quanto è passato. La prima volta... Ingordigia mitologica di innocenza, di passione, Poi la Storia, quella che ti stupra l'infanzia, quella vera, senza ironia, quella che dice no all'immortalità, quella che mi vede agguerrito alfiere di coraggiosa non consapevolezza e bambinesca. Mi offri da bere? Ti ricordi quella signora che scriveva lettere a suo figlio partito chissà dove e con chissà chi? Non bisogna mai dimenticare che partire significa in qualche modo ritornare. Ma dall'altra parte, dal verso opposto. Eppoi i colpi di coda, che foga, che folla, stai per diventare invidiato, sei bravo, sei un passo avanti. Ti ricordi? Peccato, dicevi, ancora quell'anticonformismo. E nel 2004 la libertà. Occhi negli occhi e negli

Prefazione a "Colte Idiozie"

Portatemi un circo e vi dirò che cosa potreste essere. Nella gabbia dei leoni, fra tigri assonnate e l'esuberanza di elefanti, fra pagliacci esagitati e scosciate trapeziste voilà , il miracolo è fatto. Tra le lame di coltelli dell'allegro lanciatore, fra le lacrime di coccodrilli in passerella - e la musica a rimbombare e l'applauso all'imbonitore - ecco a voi lo specchio che rovescia su di noi lo sguardo ritornato per, se non proprio a capire, provare a indovinare dove arriveremo. Tra saltimbanchi e parvenue le colte idiozie trovano spesso luogo e ci danno la misura non tanto di che cosa manchi, ma di quale immaginario si affacci dietro la coltre di gaffes , sproloqui e puro nonsense. Niente retorica, insomma, né moralismo da pseudointellettuale sdegnato: le 'perle' qui raccolte sono il frutto di anni di esami e interrogazioni nell'ambito umanistico, in special modo in quello letterario. Gli autori, che sentitamente ringrazio, sono studenti di lic

Recensione 'metafisica' di C'era una volta la Rivoluzione

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Risale a qualche mese fa.

"Colte idiozie"

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Colte idiozie  è un vaso di Pandora: una volta scoperchiatolo si verrà assaliti da un esercito di strafalcioni e castronerie maturate nello studio delle discipline umanistiche nei Licei e all’Università. Per alcuni Dante scrisse  I promessi sposi , per altri Ariosto fu l’autore dell’ Orlando curioso , per altri ancora il futuro di bere è beverò: un fuoco di fila di stravolgimenti che assale e lascia senza fiato. Se per il troppo ridere o per lo sconcerto, questo è un altro problema e dipende dalla prospettiva di chi legge. E se in questa Italietta da quattro soldi e alla deriva pensate che ormai nulla vi stupirà, probabilmente vi ricrederete!

Il barocco turpe del reale

All'epifania del disarmonico in costante esibizione sul proscenio della vita, non mi posso abituare. Però a quest'irruzione acentrica e persistente della follia che domina la corsa degli uomini, a volte, devo dire grazie. Se non ci fosse questo barocco fenomenico, se non ritornasse la perdita di armonia del tutto non cercherei di recuperare armonia, bellezza e senso nell'arte, che sia cinema o letteratura. Non un grande pensiero, no, poco in linea con anticonformismo (che non paga), ma si sa. Ogni tanto, Ferragosto incombe, ci si prende una vacanza e persino la vindice intellettuale e integerrima, politicamente impegnata, che sparge su fb il suo terrificante integralismo, nonché le frotte unte, abbrustolite, sudate di uomini e donne che si affaticano verso il mare, persino questo orrore, etico nel primo caso, estetico nel secondo, confrormista in entrambi, riesce ad essere, se non gradevole, non spiacevole.

Ciao luglio

Sai, quando luglio finisce - come questa sera, la musica che viene dalla finestra aperta, un'idea di incanto - mi viene da pensare ad altre estati, tanti anni fa, di giovinezze accese, di infanzie trasognate... E tutto ritorna, proprio perché perduto per sempre (questo devo averlo già scritto in qualche romanzo). Il pianoforte, ora, insegue note a me care. Mi piacciono le streghe o le fate? Ti ricordi Pinocchio, il suo essere ribelle, la sua corsa, il gatto e la volpe, Mangiafuoco? Forse l'insonnia, anche stanotte, mi avrà, ma sarà bello lo stesso. Ciao luglio, così come sei, sbagliato, sbandato, senza senso, bello come sai, innocente, violento, dolcissimo.

Recensione di "Io della vita non so nulla" di Francesco Pala

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Giova richiamare le fascinose e penetranti riflessioni di Dominique Fernandez per introdurre Io della vita non so nulla , di Francesco Pala, Booksprint Edizioni, 2014. Il Sud del mondo attraversa ancora la fase coloniale: storicamente sottomesso e sfruttato dalle potenze del Nord dà vita ad un immaginario ferocemente influenzato da tale condizione. La Letteratura da esso prodotta è, secondo Fernandez, superiore perché maggiore è la necessità di risolvere ed esorcizzare le angosce con le quali si confronta. Sardegna, dunque, isola di nessuno, altrove mitico nel quale proiettare mostri e indagare il senso: Sud del mondo, certo, in piena fase coloniale (Alessandro Carrera nel 2001, analizzando le isole di Satta e Tomasi di Lampedusa, definiva questa letteratura post coloniale). Ma non solo. Altrove nell'Altrove, perché Giaime è scappato dalla casa di riposo "Cristo felice" e nessuno sa che cosa gli sia capitato. Il romanzo di Francesco Pala è la voce dei compagni d

Recensione di "C'era una volta la Rivoluzione" da parte di Recensioni Libri

Posto di seguito il link relativo ad una recensione di C'era una volta la Rivoluzione , da parte di Recensioni Libri.  La recensione è della prima settimana di Luglio, a cura di Federica Rondino. http://www.recensionilibri.org/2014/07/cera-volta-rivoluzione-noir-dal-gusto-amaro.html Di seguito posto il link relativo all'intervista, uscita la settimana successiva. http://www.recensionilibri.org/2014/07/intervista-filippo-pace-scrittore-noir.html

Sette ottimi motivi per pagare il canone RAI

Fratelli e compagni, svelato il senso, gioisco. Sette buoni motivi per pagare il canone a Mamma RAI. 1) Perché solo in Italia uomini con rapporti ostili con il congiuntivo come Amadeus potrebbero condurre un programma tanto inutile e stupido come "Reazione a catena". 2) Perché si adopera a trasmettere numerosi film di alto livello alfine di non lasciare gli italiani come una mandria di porci allo sbando e di formarli educandoli alla bellezza. 3) Perché non è in mano ai partiti politici. 4) Perché non butta soldi a palate per festival nazional popolari in cui danno sbocco alle loro carriere artisti del calibro di Albano, Grignani, Tonino passeggino, Nek. 5) Perché offre programmi giusti per ogni fascia di livello culturale. 6) Perché non inebetisce, non aliena. 7) Perché non è una fogna e ben rappresenta ciò che siamo riusciti a diventare. Quindi, mano al portafoglio! Grande nazione, ascoltate i calciatori italiani quando parlano, osservate il loro volti accesi d&

FLORIS LASCIA LA RAI

Quanto sia commovente la professionalità di Floris, non si può spiegare. Pensate che Mamma Rai gli offre 1,8 milioni di euro per tre anni e lui rifiuta, va a La 7 per 4 milioni di euro triennali; ma non va via per il vil denaro, afferma l'occhialuto conduttore, ma per divergenze editoriali. Il nostro paladino della morale e difensore dei deboli non sa accettare la proposta di chi non ha una progettualità forte, dovrà rassegnarsi. Sappiamo che i 2,2 milioni di euro in tasca che gli verranno in più non riusciranno a sanare il dolore di abbandonare la Rai dopo tanti anni. Ti siamo solidali, Floris, ci piange il cuore per la sorte nefasta che gli invidiosi numi ti assegnano, preghiamo perché tu possa trovare requie e continuare le tue battaglie in nome della libertà e della moralità con un progetto editoriale condiviso. Ma vai anche tu, se puoi, in quel luogo in cui si ritrovano in tanti, nel tristo sfintere nel quale nessuno vuole la residenza.

La mia sirena

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La mia sirena non ha età, non ha nome. Mi aspetta, stanca di sole, fra gli scogli di quell'isola che so. Ascolta il suono del mare e non ricorda nulla: chissà, forse per questo quando sorride non sembra felice, ma solo innocente, immortale. Lei mi aspetta, anche se dimentica sente che sbando, che prima o poi ritornerò da lei. Per un giorno, un'ora, un secondo. O per sempre, che poi, in fondo, non fa tanta differenza, il tempo non esiste, è solo movimento a largo, onda su onda, mare aperto, nessun bisogno di sognare. Lei sa che mi tradirà sempre. Ed è per questo che non potrò fare a meno di lei, del mio errore. Sa che ho una figlia, ne sorride. Mi sfiora la fronte con due dita, contenta.  Le dico che all'instabilità del tutto oppongo la sua solitaria voluttà. Non ha manuali da leggermi, la luna le ha accecato la memoria e sa benedire quel mio vecchio vizio. Alle regole non ho mai creduto, le dico, quando precipito laggiù per la tempesta o per la nostalgia,

Le emorroidi di Superman

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Clark Kent si dirigeva verso l'antica acciaieria dismessa, quasi ansimante per il caldo. Aveva appuntamento con Zembrka, la gallina dalle corde vocali di amianto che col suo coccodè effondeva i suoi effetti taumaturgici agli sventurati: chi sognava di vedere lucertole in tanga, chi, molestato da un tripudio di parafilosofico nichilismo demagogico, aveva da poco ascoltato i lazzi drammatici di Grillo, chi aveva lottato per salvare il mondo e rendere più luccicante il pelo dei gatti, chi leggeva senza ritegno Hegel; alla coorte di disgraziati il fato concedeva Zembrka. Anche il buon Clark Kent aveva i suoi problemini, ini ini: da poco si era scontrato con Lex Luthor e Magneto, poi il simposio tenuto da Hulk e i suoi avvenenti sodali, che amabilmente si esibivano in colte e sprittacialiche dissertazioni sulla prosa di Soldati e sulla meditazione relativa a Burke dei Cugini di Campagna, lo aveva, in qualche modo, gratificato per aver udito alla radio lo starnazzare di un certo Fa

Zero in condotta

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Che fa, presidente, non sorride? Meglio, non mi sorride? Perché proprio a me, che faccio di tutto per non urtarla? Lei che esibisce nei suoi sorrisi la bontà del lavoro del suo odontoiatra di fiducia, sa tollerare l'inghippo di chi, pur non volendolo, è come non si dovrebbe. Ho usato farmaci procinetici in abbondanza e ho mandato giù i giusti che in nome della morale e della ragione hanno bruciato case, mogli e figli degli appestati. Ho coltivato il gusto chic per i sottomessi, i sottoproletari buoni che più buoni non si può, pure con quelli che sono anche peggio di loro. Ho abiurato l'ottimismo buonista, ho sbeffeggiato il pessimismo immobilista, ho leccato l'individualismo, ho indossato gli abiti fatti su misura di buon grado. Ho letto in questi giorni della candidata che si esibisce in bikini e ho letto, senza nausee, fastidi o reflussi, la parata di intellettualissimi che, pur avendo tanto serio lavoro da svolgere, specie di questi tempi, hanno voluto af

25 anni fa moriva Sergio Leone

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Mi ricordo molto bene il 30 aprile del 1989. Guardavo il telegiornale con mio padre e diedero la notizia della morte del grande Maestro inventore di un nuovo linguaggio cinematografico che ha rivoluzionato nel profondo la Settima Arte. Se ne andava per un infarto Sergio Leone. In omaggio alla sua memoria, quella sera, su Rai Uno, trasmisero Il buon il brutto il cattivo . Avevamo tutti i film di Leone registrati in VHS, ci mancava solo quello. Lo registrammo, con un certo dispiacere. Lo avevo già visto tante volte anche quel film, lo rividi di nuovo quella sera con una strana sensazione. Non sapevo che il Maestro stesse lavorando alla realizzazione del suo film sull'assedio di Leningrado: De Niro sarebbe dovuto essere il protagonista, il budget sarebbe stato, come al solito, da kolossal (chi oggi in Italia - per non dire in Europa, a parte Luc Besson - può vantare un simile credito internazionale da intraprendere una mega coproduzione con Russia e Stati Uniti?), il tono

Gigolò per caso

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Mi imbatto nel nuovo film di Turturro, nella speranza di divertirmi, magari attraverso un gioco di ruoli e prospettive stranianti, ma così non è. La storia di un fioraio che diviene gigolò per caso e che si fa attento ascoltatore di solitudini femminili non decolla mai realmente. Turturro si gioca le sue carte nella raffinata indecisione che imprigiona il suo sguardo, di fronte ad uno script dalle molte idee, nessuna delle quali sviluppata. Si tratta di una commedia garbata, che aspira anche anche ad essere riflessione sulla solitudine, ma il registro qual è? Il film rimane al crocevia fra la commedia piccante, il grottesco, il dramma sentimentale, dando la sensazione che l'incapacità di scelta da parte del regista sia determinata dalla difficoltà di impadronirsi di un linguaggio. E allora regna la noia, qualche sbadiglio, qualche sorriso. E mentre ti chiedi per quale motivo la decadente bellezza e l'impudente fascino di Sharon Stone, così come la prorompenza di Sofia

Mara Venier e la sua intelligenza

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Lo confesso, sono da sempre un ammiratore della genialità, della cultura e della raffinatezza di Mara Venier, animatrice, nei salotti televisivi della fantastica RAI, di pregnanti interviste e riflessioni talmente elevate da oscurare, per alcuni secondi, il teleschermo. Non so dire con quali memorabili gesta abbia segnato il suo sacro curriculum poiché la memoria si offusca, di fronte a tanta grandezza. So che ha avuto una relazione con un uomo di spessore quasi pari al suo, negli anni Ottanta, quel Gerry Calà che ha reso immortali con la sua presenza pellicole quali Bomber , Bar dello sport , Rimini Rimini , Abbrozantissimi; s o che infestava i locali della Costa Smeralda e che mostrava uno spasmodico impulso filantropico nei confronti dei miliardi arabi. Voglio qui ringraziarla. Un paio di giorni fa ho visto che a Domenica IN, non scalfita dalla presenza del gigante del nulla, Marco Columbro, ha abbandonato le sue stanche membra in un ballo (L a notte vola di Lorella Cuccarin

Tracce di Arzachena

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Tracce della presentazione di C'era una volta la Rivoluzione ad Arzachena, nel link qui sotto, tramite LA Nuova Sardegna. http://lanuovasardegna.gelocal.it/olbia/cronaca/2014/03/22/news/pace-presenta-il-nuovo-romanzo-1.8904019 Da come si guarda e da dove. A un tempo l'uno, a un tempo l'altro. Eppure, sempre lo stesso, per essere, in fondo, dissimile, diseguale. Non che ci sia molto da inventare.

Video di "C'era una volta la Rivoluzione"

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Su Youtube ho caricato un video con una musica da me registrata e suonata per evocare alcune sensazioni del mio secondo romanzo, C'era una volta la Rivoluzione , Roma, Cultura e dintorni, 2013. Invece di puntare sull'effetto, sul pretesto del Giallo o del Noir, ho preferito, senza raccontare la trama, spiegare il senso del libro. Niente pubblicità, solo sincerità. Di sotto trovate il link. http://www.youtube.com/watch?v=W0xXofyZkjA

Quel mio vecchio vizio...

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Dolce perdizione, avanzi nella sera, stivali neri sulla banchina, trascinami ancora laggiù, dove tutto è perduto e più bello. Ansia e allucinato segmento di gioia. E’ sera e tutto quel mare è un cappio e blasfemia il perdono. Larissa, il tuo autoerotismo, il nostro errore. Dolce perdizione, salvami ancora. coming soon

La follia delle fate

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A chi vuole la libertà dai inautenticità. A chi crede nella lealtà regala la prigionia. A chi non sa inventarsi la verità insegna la bugia. E calcoli, calcoli, donne che tirano dadi, bussolotti screziati di buonsenso, follia, arrivismo.  Alle fate che importa dei luoghi perduti? Loro sì, sono brave, pure, candide. Loro ti promettono di volare. E' bella la bacchetta magica, per loro. Ti avvicini, poi indietreggi. Ma loro sono fate, menadi e monadi artificiali che ti obbligano ad essere buono. Con gli altri, prima che con te stesso. Ma essere buoni a chi giova? Follia, messere, follia e nulla più...