Confessione

Mi hai detto che con l'autunno rivedremo il nostro viale alberato che sbocca sul mare e che parleremo, mentre mille foglie gialle danzano intorno a noi, di tutto quel che ho dimenticato.
E mi assale il perduto, come sempre.
Vent'anni. Ecco quanto è passato.
La prima volta... Ingordigia mitologica di innocenza, di passione,
Poi la Storia, quella che ti stupra l'infanzia, quella vera, senza ironia, quella che dice no all'immortalità, quella che mi vede agguerrito alfiere di coraggiosa non consapevolezza e bambinesca.
Mi offri da bere? Ti ricordi quella signora che scriveva lettere a suo figlio partito chissà dove e con chissà chi? Non bisogna mai dimenticare che partire significa in qualche modo ritornare. Ma dall'altra parte, dal verso opposto.
Eppoi i colpi di coda, che foga, che folla, stai per diventare invidiato, sei bravo, sei un passo avanti. Ti ricordi? Peccato, dicevi, ancora quell'anticonformismo.
E nel 2004 la libertà. Occhi negli occhi e negli effetti artefatti. La terra del Gattopardo. Poi l'inverno, tu piangevi, volevi conoscere il suo nome, ti piacque. Ero fiero di me.
Poi successi, tanti, facili, ma una musa mi disturbava, una stella mi chiamava, un nuovo viaggio mi aspettava e io sono partito, mi sono perso. Tu lo hai capito, ma non hai detto nulla. Ma non era che la forza della giovinezza travestita dal sensualissimo buio di uno sguardo.
La festa, le forze che si scatenano nella felicità più grande, proprio perché in bilico fra allegria e disperazione, l'isola e la città, la città o l'isola.
E finalmente grande, un po' più spento a custodire però il tesoro. Il resto non conta più nulla.
Hai visto? Di quell'anticonformismo non c'è quasi più traccia, se non in qualche idea che non trova la via della pagine, in accenni ironici, nella dissoluzione di ieri.
Tiriamo una linea, ripartiamo da zero.
A proteggere il tesoro e  a continuare volervi bene, a rimandare nell'universo dell'ipotetico quel vecchio vizio, via via sempre più nascosto.
Ma si sa, va bene lo stesso, oggi comincia l'autunno. E vent'anni sono passati davvero tutti.
Ed io, forse, non ho più favole da raccontare...

Commenti

Post popolari in questo blog

Per una lettura gotica dei "Promessi sposi"

Ariosto: Alcina, l'illusione e il reale da drogare

Il gattopardo: la trama e la metafora decadente dell'esistenza.