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Visualizzazione dei post da 2019

Sado Lesbo Rock - Epica del deviante (Presentazione ad Olbia)

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Don Babbeo

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Don Babbeo, dicono, finalmente chiude i battenti. Terence Hill, con la sua voce da tonno anestetizzato, è riuscito nell'intento (o nel portento?) di recitare per anni senza recitare. Imbalsamato, inespressivo, incartapecorito e inebetito ha dato forma alla più sciatta declinazione del detective dilettante. Ciao Don Babbeo, saranno in tanti a sentire la tua mancanza. Non io.

E non avere paura della morte

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Monta i cassetti. Riempili. Ordina fogli, documenti. Richiudi. E non avere paura della morte. Dipingi la parete di bianco. Che tutto sia pulito. Nessuna macchia, nessun alone, niente polvere. E non avere paura della morte. Chiacchiera con chi non abbraccia i figli, con chi non riesce a donare un fiore alla sua donna. Con chi nasconde le emozioni. Con il tirchio che odia il denaro perché a questo ha consacrato la sua vita. Frequentalo. Ti parlerà, magari, di cose importanti, che non sai. E non avere paura della morte. L'amigdala. Studiala. Allena la corteccia cerebrale, rafforzala. E non avere paura della morte. Cammina per le strade. Vai in mezzo alla folla, se puoi. Distraiti, ripeti quello che ti dicono. Sorridi, se gli altri sorridono. E non avere paura della morte. Il selvaggio. Educalo. Insegnagli dove sta il bene, dove il male. Lo devi sapere, hai studiato.  Abbi certezze. Incrollabili. Inscalfibili. Indistruttibili. E non avere paura della morte. Os

Sado Lesbo Rock. Epica del deviante

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Il romanzo si apre con lo Scorpione che uccide la Mantide, una lottatrice che fa parte dei fratelli: anche lei, infatti, ha una cicatrice a forma di spirale nella caviglia sinistra; anche lei è della prima linea e prende ordini da Occhi d'angelo, fantomatico burattinaio di un'organizzazione criminale che si muove nell'ombra. Lo Scorpione: un killer professionista, bravissimo a svolgere il suo mestiere. Eppure entra in scena stanco e tarlato dal dubbio: perchè uccidere una di noi? In prima linea ci sono gli orfani, quelli a cui hanno insegnato ad amare - quasi in fasce - Occhi d'angelo. E aggiungici il lavaggio del cervello, la costruzione di un immaginario che ha nel dubbio il suo peggior nemico e capirai quanto sia difficile non essere come ti hanno obbligato ad essere. Un esercito di assassini, di burattini. Di alienati che non sanno chi sono, né che vogliono.  Ma che succede se uno pensa, dubita, si fa domande? Lo Scorpione inizia ad essere egli stesso persegu

L'Italia che non c'è: tra Pinocchio e il Gattopardo, la farsa dell'immobilismo

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Subito dopo essere stato derubato dal Gatto e dalla Volpe, Pinocchio corre dal giudice a denunciare il fattaccio. Collodi, risorgimentale deluso e penna beffarda e di saturnini umori, descrive uno scimpanzé vestito da giudice, con la barba bianca e gli occhiali senza le lenti. Sentite che fa:  “...lo ascoltò con molta benignità; prese vivissima parte al racconto: s’intenerì, si commosse; quindi sentenziò. Mentre leggiamo, però, prima ancora che la sentenza venga emessa, qualche cosa non torna. Uno scimpanzé al posto del giudice implica, naturalmente, un atteggiamento derisorio dell'autorità. Vero è che il giudice ha la barba bianca - a suggerire saggezza, dunque, o almeno la speranza di questa - ma quegli occhiali senza lenti sanno di finto, veicolano la sensazione di una forma buffonesca e, tutto sommato, inattendibile e, per questo, pericolosa. Ecco la sentenza nelle parole dello scimpanzé:  - Quel povero diavolo è stato derubato di quattro monete d’oro: pigliatelo dunq

Personaggi in cerca d'orrore

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Il geometra dell'ignoto, con il camice bianco. Ti parla, non ti ascolta: c'è il protocollo, c'è il protocollo da applicare. Ti parla e non ti sente: il protocollo lo salverà. L'artigiano conosce le tecniche, potrebbe davvero fare felici migliaia di persone. Ma dimentica che non è un artista: non ha una visione del mondo né della vita. Così non serve a nessuno. Insegue qualche cosa che dovrebbe vedere solo lui, ma è cieco e l'unico brillìo che il sguardo percepisce è quello delle monete d'oro, ferite dal sole. Il ciambellano serve il nulla. Paraninfo invidioso, borioso simpaticone. Questo è lo schifo che vi posso servire, dice. Questo schifo lo devi ingoiare. Finge distacco e allegria. Ma funebre è il suo sentire quando si guarda allo specchio: fantasma di una sconfitta decennale. I convitati del ciambellano del nulla. Atene brucia, Rodi è in fiamme, Sparta piange. Che ci possono fare. Il nulla e lo schifo si devono mangiare. E quanto è noioso quel gi

"Sardi per sempre": presentazione ad Olbia

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Sardi per sempre . Il titolo sa un po' di minaccia, ma per me assume una sfumatura ironica: io che sono mezzo siciliano e mezzo sardo riuscirei mai ad essere una volta e definitivamente ciò non sarò mai pienamente? Io che ancora non ho ancora capito bene che cosa sia l'identità? Al di là di ciò, tutto è molto più semplice e divertente. Sardi per sempre è una raccolta di racconti curata dall'amico Alessandro Marongiu, edito da chi, "Edizioni della Sera", non è nuovo a simili operazioni ( Veneti per sempre , Torinesi per sempre et similia). Alla composizione dell'antologia partecipo anche io, in amicizia. Il libro, se non sbaglio, è già stato presentato a Sassari e a Cagliari. Venerdì 15 marzo, alle 18,30, sarà il turno di Olbia, presso la libreria Ubik. A moderare l'evento sarà proprio Alessandro, il curatore della raccolta.  Tutto molto semplice, insomma: io sarò presente e, insieme a me, saranno coinvolti anche altri autori di Sardi per sempre