Personaggi in cerca d'orrore

Il geometra dell'ignoto, con il camice bianco. Ti parla, non ti ascolta: c'è il protocollo, c'è il protocollo da applicare. Ti parla e non ti sente: il protocollo lo salverà.

L'artigiano conosce le tecniche, potrebbe davvero fare felici migliaia di persone. Ma dimentica che non è un artista: non ha una visione del mondo né della vita. Così non serve a nessuno. Insegue qualche cosa che dovrebbe vedere solo lui, ma è cieco e l'unico brillìo che il sguardo percepisce è quello delle monete d'oro, ferite dal sole.

Il ciambellano serve il nulla. Paraninfo invidioso, borioso simpaticone. Questo è lo schifo che vi posso servire, dice. Questo schifo lo devi ingoiare. Finge distacco e allegria. Ma funebre è il suo sentire quando si guarda allo specchio: fantasma di una sconfitta decennale.

I convitati del ciambellano del nulla. Atene brucia, Rodi è in fiamme, Sparta piange. Che ci possono fare. Il nulla e lo schifo si devono mangiare. E quanto è noioso quel giullare che vuole capire e che non sa rinunciare allo sberleffo...

L'uomo con la barba vicino al Presidente del Consiglio non riesce a dire nulla su Leonardo Da Vinci. Va bene così, tanto chi lo ascolta è con la pancia che vuole sentire.

Il professore di Scienze Motorie è diventato, guarda un po', Ministro della Pubblica Istruzione. Non legge libri, non conosce la Storia, non sa quel che dice: il generale perfetto per i manichini. E sono tanti, i manichini? Chissà...

Gli inservienti delle grigliate di valutazione. Ci vogliono! Ci servono! Proposte dal Ministero: che novità! Gli inservienti sono soddisfatti: metteteli a lavorare, non a pensare.

L'osteopata ha deciso che è anche immunologo. Sorride per compiacersi, ma non trova mai tempo per ridere di sé.

Stenterello vorrebbe insegnare ciò che ha studiato per vent'anni all'università. Chi non vorrebbe imparare da chi ha impiegato così tanti anni per laurearsi?

Pierrot non ha quasi di che vivere. Ma sogna in grande e, perso nel sogno, dimentica di agire: vagheggia perduti paesi natali, infanzie innocenti, fiori e profumi.



Io che guardo la sfilata. Io che rido di me. Io che lo faccio per costruire un alibi: quel tedio sottile che a volte mi prende no, non è colpa mia...   


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