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Visualizzazione dei post da dicembre, 2015

Espiazioni e purificazioni di Filippo Pace nel Monastero di Clotiferro

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Dodicesimo giorno nel monastero di Clotiferro. Cellulari, computer, televisori: aboliti. Esercizi spirituali: costanti. Niente donne, nessuna chitarra, zero libri. Mi pento, espio, purifico i miei pensieri. Non mangio funghi velenosi; in refettorio, a capo chino, penso solo alla minestra; mentre ammaestro gli uccelli e allatto i cinghiali coltivo l'oblio. Questa sera, nella mia celletta, è tornato a trovarmi frate Goffredo. Sono le 21: vorrei andare a dormire, è già tardi. - Mancano ancora pochi giorni e sarai reinserito nuovamente in società - comincia il mio amico, sessantaquattro primavere sulla barba grigiastra. - Già. - Hai bruciato il tuo abito da Arlecchino? - L'ho sepolto in una buca profondissima. Frate Goffredo è perplesso; s'accende uno spinello, lo fuma con disincanto e poi replica: - Sarebbe stato meglio bruciarlo. - Hai ragione, lo farò non appena uscirò da qui. - No, ormai lascia stare così. Ti sei pentito? - Sì, ma non sarà ma

Quello che si perde

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C'è una casa, da qualche parte, che mi aspetta. So che è grande, ha due piani, tante finestre, tende bianche che al vento primaverile ondeggiano e fanno capolino nelle verande, quasi per salutarmi. D'estate, quella casa, è sola.  Se torni all'imbrunire, dopo la corsa, dopo i giochi, senti che è malinconia. Ma anche libertà, quella perduta, agognata, mai conosciuta o rifiutata. Senti un grido, qualcosa di contaminato da qualcos'altro.  Un'idea s'accende, per spegnersi subito. Il perduto. Tutto ruota intorno al perduto; meglio: a ciò che ne evoca l'idea. Sciascia scrive nel Cavaliere e la morte che la nostalgia è spesso un inganno della mente. Non credo sbagli. Forse, però, dietro questa c'è un desiderio di innocenza (guarda caso perduta) che innesca l'idealizzazione del passato: Fiorenza dentro da la cerchia antica ond'ella toglie ancora e terza e nona si stava in pace, sobria e pudica... Ho sempre trovato struggente la d

Tu Ti Turbi

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Tu ti turbi. E io no. Dovrei, vorrei, ma non posso. Lei si turba. Ma si sa, donna colta, profumata, avvezza alle cene eleganti. Mi pare giusto. Noi ci turbiamo: discutiamo, esemplifichiamo, discettiamo, disquisiamo, diviniamo. Io mi turbo. Tu no. Io ti turbo col mio modo di vestire, loro mi turbano col loro modo di pensare. Noi turbiamo chi non vuole essere turbato. Voi vi turbate. Per fortuna il turbato non è sempre turbante: sa essere Pop, l'imperturbabile e commosso intellettuale. Sa essere politicamente scorretto a comando. Non mi turbo. Oppure se ci turbiamo facciamo attenzione: galanteria, guai a toccare tasti che sfiorino idee su sessualità, religione, identità. Identità? Io qui mi turbo, tu ti turbi? Ti turbi solo perché mi turba l'idea dell'identità? Questo mi turba. Non dovrei, non vorrei, ma... Ti turba l'idea che le coppie etero non vogliono sposarsi, mentre quelle omosessuali sì? No, sì, forse, non lo sai, ma che vuoi. A me fa sorr