La notte che si rovescia
Sono le tre e mezzo del mattino. Affacciato al balcone di casa mia gioco a tirare monete d'oro alla luna. Lo faccio per non perdermi, perché spero passi subito questa sensazione. Mi viene in mente l'immagine di un cantante rock sdraiato sul letto che butta monete, questa volta d'argento, e sente il plof perché finiscono nella fontana, una di quelle come la Fontana di Trevi. Che strano dev'essere avere qualcosa di simile nella propria camera, specie se gente come Anita Ekberg decide di farsi il bagno. Ma questa è un'altra storia: lì Fellini metteva in scena un desiderio di innocenza, in fondo, e di libertà. Ora ho finito le monete d'oro. Sono le quattro e faccio una telefonata ad una donna con la voce arrochita. Voglio che mi rassicuri, che mi dica che quelle monete d'oro finite sulla luna, lassù, prima o poi le ritroverò. Voglio che me lo dica, anche se non ci credo. Dall'altra parte della cornetta c'è la voce di chi non dorme e forse ha be