Bar chiusi? Ad Olbia li sostituisce il consiglio comunale

In tempi di Coronavirus bisogna ingegnarsi in tutti i modi per far sì che le nostre vecchie abitudini non ne risentano più del dovuto.
Ad Olbia, tuttavia, centro conosciuto in tutto il mondo per via dei teatri disseminati nel centro storico - e per il florilegio di culture sopraffine che emergono  quale  diretta conseguenza di tale fenomeno - è fiorita un'idea geniale per ovviare alla dolorosa mancanza dei bar (presenti in gran copia, nel territorio, quasi quanto i teatri e i musei).
L'intuizione è tanto semplice quanto figlia, non ne dubito, di lunga gestazione: cari olbiesi, vi manca il bar? Nessun problema, ne creiamo uno che tutti potete frequentare a distanza, seppure da spettatori: il consiglio comunale.
Si dice che nel genio ci sia sempre un frammento di divinità, ma qui, sicuramente, l'influenza celeste ha agito in dosi massicce. L'ultima seduta del consiglio comunale, infatti, ha appagato la voglia di bar dei cittadini olbiesi: in tale meraviglioso consesso questi ultimi hanno ritrovato tutta quella serie di dotte argomentazioni, di profonde riflessioni intrise di umanità e sapienza che da sempre hanno innervato l'eloquio dei commensali accasciati sui tavolini o appoggiati al bancone, di fronte alla birra o ad altri stuzzicanti liquori, seducentemente avvolti in coppe preziose.
Il consiglio comunale ha fatto davvero le cose in grande e nessuno si è risparmiato. Attraverso un registro linguistico aulico e letterario, richiami eruditi a Toqueville, Voltaire e Platone, significativi riferimenti all'uguaglianza e al rispetto dei più deboli che - e i politici di Olbia lo sanno bene - è la cifra che contraddistingue una società civile, i sopraffini amministratori del ridente porto turistico hanno onorato gli spettatori e la politica, nella sua accezione più nobile.
Sono stati in particolar modo apprezzati i richiami alle Metamamorfosi di Apuleio (meglio conosciute come L'asino d'oro), ma anche quelli alla cortesia e a personaggi sublimi quali Federigo degli Alberighi di boccacciana memoria. Particolare commozione è stata innescata, però, in seguito al riferimento alla Suburra dell'antica Roma: una rappresentante del consiglio comunale, infatti, ha deprecato la sorte di quelle povere donne che per necessità vendevano il loro corpo e con sdegno ha rimarcato quanto la stessa solidarietà femminile sia fondamentale per arginare gli atteggiamenti più aggressivi e violenti degli uomini. 
Inutile sarebbe rimarcare i tanti altri interventi degni di lode, perché sarebbero mille e mille e più non finirei.
Non resta che attendere la prossima seduta del consiglio comunale, magari con un dizionario etimologico a fianco per riuscire a destreggiarsi meglio in tanta grandezza.




Grazie Olbia.

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