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Visualizzazione dei post da settembre, 2017

Lettera di Topo Gigio a Luigi di Maio

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Caro Luigi, amico d'infanzia con il quale ho condiviso letture di Topolino e numerose chiacchierate di fronte al caminetto della nonna sull'onestà, ti scrivo. Ti scrivo perché ci sono rimasto un po' male - quasi mi sono offeso - quando hai detto che i riferimenti politici tuoi e del Movimento Cinquestelle sono Berlinguer, Almirante e la Democrazia Cristiana. Mi aspettavo che facessi anche il mio nome, anche perché quando succhiavi il tuo pollice, bambino già prodigioso, ascoltavi con tanta, ma davvero tanta, attenzione le favolette che raccontavo ai bambini. Ed io, un po' più grande di te, ero per la tua fervida fantasia - sono parole tue - il faro illuminante. Mi dicevi che ero il tuo fratello maggiore e che a me ti saresti ispirato in futuro. Ricordi che volevi diventare il Topino di Maio e comporre insieme a me un fantastico duo che avrebbe tanto coccolato le menti dei bimbi con le nostre storielle? Caro Luigi, mio amico e irriconoscente allievo, ora che sei

Dalla Toscana con amore

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Io un po' Pinocchio lo sono sempre stato. Magari anche senza volerlo e senza rendermene conto. Dalla Toscana arriva ora un bastimento carico di novità.  Dalla terra di Pinocchio a uno dei tanti nipotini di Pinocchio.  Bello, no? Sì, certo, in Toscana non c'è solo Collodi. Lo so: Firenze, Certaldo, eccetera eccetera. Però a me piace pensare che sia la favola a muovere il vento che porta verso me questo bastimento carico di novità, con leggerezza, in punta di piedi. E con tanto, ma davvero tanto, amore...

Gli italiani visti da lontano

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Ecco i punti chiave di una relazione dell'ispettorato dell'immigrazione, anno 1919; luogo: Stati Uniti. Non è sul facile binomio "chi di spada ferisce, di spada perisce" sul quale voglio soffermarmi. Non sull'ironia (tragica) della sorte. Su altro. Divago, come al solito, con la consapevolezza di non aver capito granché sull'esistenza.  Il mio bisnonno emigrò in Australia in cerca di fortuna. Sono, dunque, anch'io migrante; nel sangue, come lo siamo tutti. Rileggendo queste righe offensive con attenzione, però, mi accorgo che c'è del vero: gli italiani di allora erano certamente più bassi e più scuri degli yankee (migranti a loro volta, dopo aver massacrato gli autotoctoni), spesso erano poco puliti perché versavano in miseria e, a volte, si associavano per delinquere (e per proteggersi). Si sprecano le vicende sulle imprese criminali dei mafiosi italiani. Sebbene qualcosa di vero non manchi, ciò non toglie che il documento non mi pia