Gli italiani visti da lontano

Ecco i punti chiave di una relazione dell'ispettorato dell'immigrazione, anno 1919; luogo: Stati Uniti.


Non è sul facile binomio "chi di spada ferisce, di spada perisce" sul quale voglio soffermarmi. Non sull'ironia (tragica) della sorte.
Su altro. Divago, come al solito, con la consapevolezza di non aver capito granché sull'esistenza. 
Il mio bisnonno emigrò in Australia in cerca di fortuna. Sono, dunque, anch'io migrante; nel sangue, come lo siamo tutti.
Rileggendo queste righe offensive con attenzione, però, mi accorgo che c'è del vero: gli italiani di allora erano certamente più bassi e più scuri degli yankee (migranti a loro volta, dopo aver massacrato gli autotoctoni), spesso erano poco puliti perché versavano in miseria e, a volte, si associavano per delinquere (e per proteggersi). Si sprecano le vicende sulle imprese criminali dei mafiosi italiani.
Sebbene qualcosa di vero non manchi, ciò non toglie che il documento non mi piace. 
Solo per sentirmi più buono con me stesso? 
No, non solo. 
Forse scrivendo che non mi piace, sul mio blog, qualcuno potrebbe pensare: - che bravo, Filippo, quanto sei sensibile - e io mi sentirei buono agli occhi degli altri. Certo, tutti i terzomondisti hanno necessità che vengano riconosciuti buoni e sensibili. Ma non basta. 
Quel manifesto non mi piace perché mi ricorda che l'uomo non è per Natura buono. Allora ho paura, non tanto per me, quanto per chi amo.
Soprattutto ho paura di chi ha certezze per le quali morire e uccidere. Soprattutto di chi è pronto a provocare dolore agli altri in nome della giustizia; di chi vuole sparare in nome dell'uguaglianza; di chi vuole le bombe in nome della fraternità; di chi vuole ghettizzare alcuni in nome della libertà; di chi vuole giustiziare assassini, impiccare chi mangia la carne, stuprare ragazze perché non si concedono, sparare agli stupratori di quelle ragazze. 

Insomma, Filippo, come al solito tutto fumo e retorica e niente arrosto. Da che parte stai? Migranti sì o migranti no? Destra o sinistra? Insomma, me la dai una risposta secca, chiara, decisa?

Sì: gli italiani, come tutti gli uomini, visti da lontano fanno pena, fanno ridere, fanno paura, fanno tenerezza, fanno schifo.


E se provassimo a fare un passo in avanti?

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