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Visualizzazione dei post da 2013

Pletromia, nuova patologia!

Dicesi pletromia quella patologia che colpisce l'italiano medio cronicamente affetto da umanitarismo esotico, specie africano. Tale patologia si manifesta con la paura immotivata di passeggiare sotto un albero di angurie e di essere colpiti per caso sulla testa proprio da una grossa, succosa e zuccherina anguria. In rari casi stimola il desiderio di scrivere sms altamente caratterizzati da poetichese, con riferimenti espliciti alla sensazione di avere la testa spaccata dalle angurie. Per evitare tale sprilativucaccine sarebbe opportuno frequentare un noioso ipocrita con smania di ben apparire in società' oppure una piccoletta attiva nel campo delle elatrobine, appassionata di Moravia e di altri scrittori di serie C. Nel frattempo porgo le mie sincere tramertioni in nome della fissadivide che unisce i popoli. Ciao.

Ragazze con la pistola

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January Jones è, insieme a Ed Harris, protagonista di un western, acclamato al Sundance Film e al Festival di Torino, che in Italia, vista la massificazione esasperata, la Checcozalonite acuta, la fame di risate pecorecce, chissà quando mai vedrò (vedremo, ci sono diversi curiosi). Si sa, il mercato libero (ho scritto libero, non giusto) prevede che il più forte (ho scritto più forte, non migliore) prevalga sul più debole (che non significa peggiore) e che il pubblico sia obbligato a vedere (che non significa scegliere) le quattro puttanate (che significa puttanate) da commediola italiota, le fantascemenze americane che portano i tirchi al cinema una volta all'anno, i blockbuster fracassoni. Si tratta di un revenge sexy. Non sarà niente di nuovo, anche il western ha declinato la vendetta al femminile, ma lasciatemelo vedere. Fra l'altro questi giorni ho il dente particolarmente avvelenato. Que viva western!

"Expo 58" di Jonathan Coe

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L'ultimo romanzo del mitico autore del capolavoro La casa del sonno  è il racconto di come Thomas Foley, anonimo e abitudinario impiegato del Central Office of Information di Londra, diventa, suo malgrado,  una spia . L’occasione è la partecipazione del governo britannico  alla prima esposizione universale dopo la guerra, nel ’58 appunto, a Bruxelles . Ambientazione affascinante, ma che Coe non sfrutta, come se non avesse una storia all'altezza della situazione. Il romanzo non prende mai veramente quota (le ultime trenta pagine sono buone, d'accordo, ma stiamo parlando di Jonathan Coe!), pare un compendio delle sue tematiche più care, ma poco più. Rimane nella mente lo scenario che diviene, questo sì, alla maniera del vero Coe, metafora dell'illusione, affannarsi di uomini di lingue e nazioni diverse incapaci di rendersi conto dell'irripetibilità di quel tempo, della giovinezza. Dell'esistenza, in fondo. Disincanto, erotismo malinconico nella conclusione

Benvenuti al mercato degli stracci

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Settecento grammi di giustizialismoooooo! settecento grammi di giustizialismooooo! ve li vendo a poco prezzo, avvicinatevi, signore e signori, oggi mi voglio rovinare, avanti, non dubitate, siete liberi di sentire i grilli cantare, di ammazzare le zanzare fastidiose. Avvicinatevi, dai, avvicinatevi, che tutti in piazza applaudiremo il buffone che ridere non fa, che verve da attore drammatico però... grideremo e ci sentiremo meglio, tanto chi è che si rende conto che somiglia tanto a San Sepolcro. Quattro sacchi di sinistrismo stagionatooooo!  Quattro sacchi di sinistrismo stagionatooooo!!  con soli due euro, inclito pubblico, vi porterete a casa l'usato garantito che non va mai di moda, vecchio, stravecchio, in putrefazione ma ben profumato. Non servirà, ma fa sempre la sua (s)porca figura. Avanti, non siate borghesi. Un sinistro afrore chic già vi stuzzica le narici... Dieci casse di di orgoglio patriotticoooooo! dieci casse di orgoglio patriotticoooooooo! mi vogli

Ieri ho visto l'orrore

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Quello che si vede in Televisione allontana dalla realtà, in qualche modo, perché le immagini raccontano il dopo. Ma il durante - quell'inferno di fulmini dal ritmo psichedelico, di bombe idriche a cadere dal cielo, i minuti che non passano mai - quel durante, quel tempo psichico, non lo si può immaginare. E oggi, il giorno dopo, provo ancora più orrore, perché quando si assiste ad una forza così devastante non sai più niente di ciò che credevi di sapere prima. E rimane anche, in sottofondo, una sorta di senso di colpa perché tu sei ancora vivo e ci sono quei morti, quella madre con la figlia nella Smart, un'intera famiglia di brasiliani distrutta, il ragazzino disperso e poi ritrovato cadavere. E non solo. Ieri ho visto l'orrore. Lo hanno chiamato Cleopatra. Io riesco solo a ripetere orrore...

"Incontri d'autunno"

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OLBIA - “Incontri d’Autunno” è il titolo della rassegna letteraria organizzata dalla Biblioteca Civica Simpliciana e promossa dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Olbia, che prenderà il via venerdì 15 novembre, a partire dalle ore 18, nella Sala Conferenze “Alfonso de Roberto” della Biblioteca Civica di Corso Umberto. La manifestazione, che si concluderà il 17 gennaio 2014, si articola in otto incontri serali con gli autori che presenteranno il loro ultimo libro attraverso un dialogo con un moderatore.  Ad aprire la rassegna Paola Musu, con la presentazione del libro “Riflessioni sulla moneta”. Nei successivi appuntamenti saranno ospiti della rassegna: Pietro Scanu con “La battaglia di Cornus”; Fabrizio Frongia con “Le torri di Atlantide”; Flavio Careddu con “Uomo allo stato bradipo”.  E poi ancora Marcello Cabriolu con “Il popolo Shardana”; Francesco Abate con “Un posto anche per me”; Filippo Pace con “C’era una volta la Rivoluzione”, Cultura e dintorni editor

La cernita delle stelle

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Per eludere il vuoto. Per riaffermare un progetto di vita. Meglio, qualcosa di prossimo ai sogni. Finché si può mi piace così. Il piacere perduto nell'infanzia lo si sublima nel gioco, scriveva qualcuno. Quando si nasce si comincia la cernita delle stelle, meravigliosa perché prosegue tutt'ora, con più disincanto, inquinata e nobilitata dalla malinconia, ma sempre da togliere il fiato. Oggi una signora mi ha chiesto di C'era una volta la Rivoluzione , mi ha domandato degli altri inediti. Caspita, quattro. Come mai così tanti?  Troppi, penso e dico, ma c'è tanta dolcezza quando le note si spengono e tanta frenesia di esistere quando si accende la luce che non ci posso fare niente. E così è.  Ovviamente, se vi pare...

Recensione di "C'era una volta la Rivoluzione" dalla rivista "Leggere: tutti"

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Posto di seguito la recensione di "C'era una volta la Rivoluzione", presente nella rivista "Leggere: tutti", del mese di Novembre del corrente anno.

Presentazione di "C'era una volta la Rivoluzione" il 9-11-2013 a Olbia

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Arrivano Nuvole predatrici per raccontare e presentare, anche attraverso l'esposizione dei quadri di Andrea Cau, il mio secondo romanzo, C'era una volta la Rivoluzione . La presentazione, organizzata dal gruppo A.N.S.I. a cura di Lola Marina, e avente come relatrice la prof.ssa Caterina Pilotto, si terrà sabato 9 novembre ore 19, via Vittorio Veneto 108. Nella locandina qui sotto trovate tutte le indicazioni. A seguire buffet e musica dal vivo. La ragazza che si copre gli occhi è la prostituta Paola Moreno, ritratta dal pittore Andrea Cau, colei che sconterà con la morte il peccato della sua giovinezza. Non è paradiso la sua bellezza, no, è illusione, malattia effimera, dalla quale si guarisce presto. Ma intorno al cadavere della ragazza si ritroveranno due vecchi amici d'infanzia, che la Storia ha reso quasi nemici: uno è commissario, l'altro il principale sospettato. E lo stereotipo mi serve per filtrare la realtà attraverso il sogno della Letteratura,

Per tutta la vita

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E' un tramonto quello che si esibisce stancamente di fronte agli occhi di Nicoletta. Una giornata che muore, identica a mille altre. Lei alla finestra, settant'anni festeggiati da poco, a contemplare chissà che cosa, lì, nell'orizzonte perduto, forse nascosta dietro gli occhialoni, forse abbandonata al suo destino. Indugia ancora, la sera che cade ha qualcosa di dolce, per lei, sin dall'infanzia. Si toglie gli occhiali, vi alita sopra e li pulisce col fazzoletto. Un attimo ancora rubato alle ombre, poi chiude piano la finestra e si dirige in cucina. Qui comincia ad armeggiare, come al solito, per preparare la cena. Una mano spegne il televisore. E' quella di Michele, il marito di Nicoletta, uomo corpulento, anch'egli sulla settantina, abiti sgualciti e grigiastri. Sulla bocca conserva ancora sparse tracce di una sensualità ormai dolente. Sbadiglia, seduto in poltrona. - Andiamo a dormire? - la domanda di Nicoletta soggiunge priva di colore. Mic

Le dichiarazioni dei leghisti mi fanno vomitare

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Ieri sera - credo avessi già un po' di febbre - sento alla radio, in un negozio di oneste persone perbene, indifferenti e meste, le dichiarazioni della Lega in relazione alla tragedia di Lampedusa: rimango esterrefatto, non credevo di potermi ancora stupire di qualcosa nella patria dei babbuini. Eppure la bestialità del satanico delirare degli alfieri della padania (la minuscola è d'obbligo), la terra che non c'è (né, storicamente, è mai esistita), mi ha invogliato al vomito. Non riesco, né posso, riportare quanto ho sentito, ma oggi la febbre è salita e continua la voglia di vomitare, vomitare sulle mani insanguinate di questi schifosi esseri umani, che nemmeno per un attimo, oltre ad insultare le vittime, riescono a intuire che la causa delle fughe dei disperati siamo noi, europei grassocci e depressi, impasticcati e boriosi. Ecco perché la Storia in molti non la studiano, non la capiscono. Che tedio per intellettuali empi e raffinati. Se per me il peggior

Lo sguardo di Paola Turci

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E' una sera un po' così. Di quelle che ti lasciano la voglia della scissione perpetua: di prendersi sul serio senza mai prendersi sul serio. Cioè, nessuna intenzione di spiegare, spiegarsi. Tanto non è che ci sia molto da fare. Mi basta pensare che per un attimo la distorsione di essere rifiutato da qualsiasi congrega sia poco un merito, poco una colpa, ma una mera questione chimica. Sono lunatico, mi dicono, eppure quasi non me ne accorgo. Sento persino, in questo stanco 28 settembre, uno strano trasporto per le buone cose di pessimo gusto, per la tradizione, per la voglia di sentirsi parte della comunità. Paradossale? No, perché? Poco ribelle? E chi se ne importa? Il copione non lo devo mica recitare davvero, ma solo fingere di averlo, giusto no? E perché un lampione e le farfalle attorno alla luce attirano tanto la mia attenzione? E dopo tanti anni, davvero tanti, di nuovo Paola.  Paola Turci. Io e il giubbotto di jeans di 15 anni, scanzonat

Palyboy e l'erotismo della Rivoluzione

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Anche i cani sognano Hegel

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Ma tra passato e presente perché ci deve essere una sfida, un duello, uno scontro? Chiedetelo ai dispensatori di risposte, agli asceti in vena di provocazioni da "dove c'è Barilla c'è casa", ai frombolieri di semi di fave, ai labrador ringalluzziti dalla fenomenologia dello spirito del buon vecchio Hegel.  A me chiedete: ma è vero che in C'era una volta la Rivoluzione , il tuo secondo inutile romanzetto, a muovere la tua scrittura è stato uno scioglilingua dal deflagrante significante rivoluzionario (ovvero: sopra la panca la capra campa, sotto la panca la capra crepa)? Sì, è vero, sono stato colto in flagrante. Prometto che prima o poi spiegherò qualcosa in relazione a ciò, però, per ora, mi si lasci dire che sì, è vero, lo so, dovrei ma non posso, potrei ma non voglio e chi mi spiega perché devo riconciliare nel reale le contraddizioni e gli opposti? Sì, già lo so che me ne pentirò, ma fra tutti i 33 trentini che entrarono a trento sorridendo senza

C'era una volta la Rivoluzione: geografia dello sballo

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Ora, Silvia quasi si contorce, si batte la fronte, tira ancora su con il naso e risponde sussultando: - Oh, sì, avete ragione. Pensavo lo conosceste: è il nuovo intrattenimento glamour che Giuseppe Falchi ha portato in Costa Smeralda, dopo averlo conosciuto in America. O in Svezia. In quei posti lì, insomma.

La pace della guerra

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Toccherà ad un premio Nobel per la pace scatenare la nuova guerra.  Motivazioni? La Siria minaccia la pace.  Risoluzione del problema: iniziare, appunto, una guerra contro il cattivo di turno che minaccia la pace al fine di mantenere la pace nel mondo. Che cosa mi sono bevuto? Nulla. Questa è la nuda cronaca, il paradosso mesto che ben simboleggia sia il nostro presente, sia la natura bestiale della razza umana. Credere a questa assurdità in salsa ecumenica, oppure pensare che ci possa essere qualcosa dietro? Per esempio: l'economia americana ha fisiologicamente necessità di una guerra per girare meglio, per ossigenarsi, per rinvigorire con un umile atto umanitario e muscolare la sua salute, nella sfibrante girandola che il Mercato impone. Con un attacco mirato (dice il nobel per la pace) si darà una lezione alla Siria, in nome della giustizia di tutte le genti.  E si darà una mano agli armatori.  Ma non è che l'acquisto dei necessari e pacifici F135, o

Recensione primi due capitoli di Febbre rosa

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Febbre rosa Una mattina, Veronica, sedici primavere di tormentose estasi, viene trovata strangolata nel suo letto. L'indagine è affidata all'ispettore Massimiliano Riperti, padre di Camilla, compagna  di classe della vittima. Indagine a doppio binario, dunque, crocevia esistenziale, tra il privato e la cronaca nera. Febbre rosa , di Renato Esposito, Logus Edizioni, si presenta così nei primi due capitoli: tutto deve essere mostrato. E sia. Se il primo capitolo si contorna delle stereotipie del giallo, il secondo vi aggiunge l'azione da poliziesco. Ma, ripeto, tutto è esibito, sovraesposto, ridondante. Ed è caratteristica del nostro tempo 'multimediale', televisivo. Esposito ha, certo, tanto da imparare, ma il lettore con lui.  In un passo del secondo capitolo l'autore vorrebbe trasmettere tensione in un dialogo, rinuncia però a crearla con artifici tecnici e fa dire al narratore che il silenzio si stava caricando di tensione . Ecco, la enuncia, ma qu

Intervista a Carla Deplano, autrice del romanzo" Il vuoto".

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Il romanzo è in formato digitale, edito da Logus  Mondi Interattivi. 1. Come mai hai scelto un titolo così poco commerciale al tuo romanzo? Possiamo considerarla anche una scelta provocatoria? Una volta un’amica mi ha chiesto se fossi matta a dare un titolo così lugubre ad un romanzo, aggiungendo che era tanto poco invitante alla lettura, quanto deprimente. In realtà non ho avuto il benché minimo dubbio sulla scelta: è perfettamente denotativa dello stato di forte alterazione psico-fisica che mi ha avvolto e travolto all’indomani di una perdita lacerante. Il vuoto come dimensione esistenziale ha dato adito ad una serie di dinamiche e di riflessioni che hanno scandagliato l’inconscio attraverso un tormentato percorso catartico. Diciamo che, ben al di là delle finalità commerciali, è stata una scelta autodeterminata e tutt’altro che provocatoria. 2. Quanto tempo hai impiegato a scrivere Il vuoto ? C’è stata una gestazione di un anno in cui ho scr

Cipro

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Cipro è come una ragazza fascinosa, stanca dei suoi tanti amanti, con le carni abbrunite dal sole e il sorriso di chi ha provato spesso il piacere di essere posseduta, l'abbandono di esser stata travolta nel crepuscolo delle orge, l'orgasmo di un autunno senza fine. Incupita dalla sua sensualità, irredimibile nel lento lambire delle onde i suoi fianchi smemoranti. Io ci sono stato, a Cipro, in quella terra in cui le ragazze avevano il sapore buono della partenza e nello sguardo le macchie dell'addio. Io ci sono stato, a Cipro, Isola delle Memorie, di divinità dismesse, di pregiati mercati di stracci, ancora vivi nelle urla di imbonitori mesti, affranti, spenti. Io ci sono stato, a Cipro, perché ho ancora una storia da raccontare, un romanzo da scrivere, una convenzione da sbeffeggiare. Io ci sono rimasto, a Cipro, che tanto non importa alla gente se hai un destino nelle stelle da rinnegare, perché l'abiura per quelli come me è la mendace verità da pers

Recensione di "C'era una volta la Rivoluzione" da parte di CriticaLetteraria

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Sotto trovate il link che porta alla recensione: http://www.criticaletteraria.org/2013/08/cera-una-volta-la-rivoluzione-un.html

"La verità sul caso Harry Quibert"? Un romanzo meno che mediocre

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Le quasi ottocento pagine del romanzo di J. Dicker non fanno che riprendere e amplificare i difetti che contraddistinguevano Uomini che odiano le donne : lungaggini (almeno 400 pagine potevano essere tagliate) e prosa sciatta, senza peraltro riuscire a replicarne le virtù, un personaggio azzeccato (Salander), il meccanismo della detection che funziona e una certa cura nel creare l'ambientazione. Dicker, nel raccontare le peripezie di Marcus, uno scrittore che cerca di scagionare il suo maestro, a sua volta scrittore, dall'accusa di aver assassinato la quindicenne Nola, con la quale aveva avuto una relazione, 33 anni prima, non padroneggia quasi mai l'opera (un po' meglio le ultime duecento pagine, per via di qualche ideuzza interessante). I dialoghi sono ridicoli, la struttura è disorganica e pare avere quale funzione quella di appesantire il racconto. Mancano personaggi di spessore, per via di un continuo subire lo stereotipo e non di rielaborarlo.  Tra