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Visualizzazione dei post da agosto, 2013

Intervista a Carla Deplano, autrice del romanzo" Il vuoto".

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Il romanzo è in formato digitale, edito da Logus  Mondi Interattivi. 1. Come mai hai scelto un titolo così poco commerciale al tuo romanzo? Possiamo considerarla anche una scelta provocatoria? Una volta un’amica mi ha chiesto se fossi matta a dare un titolo così lugubre ad un romanzo, aggiungendo che era tanto poco invitante alla lettura, quanto deprimente. In realtà non ho avuto il benché minimo dubbio sulla scelta: è perfettamente denotativa dello stato di forte alterazione psico-fisica che mi ha avvolto e travolto all’indomani di una perdita lacerante. Il vuoto come dimensione esistenziale ha dato adito ad una serie di dinamiche e di riflessioni che hanno scandagliato l’inconscio attraverso un tormentato percorso catartico. Diciamo che, ben al di là delle finalità commerciali, è stata una scelta autodeterminata e tutt’altro che provocatoria. 2. Quanto tempo hai impiegato a scrivere Il vuoto ? C’è stata una gestazione di un anno in cui ho scr

Cipro

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Cipro è come una ragazza fascinosa, stanca dei suoi tanti amanti, con le carni abbrunite dal sole e il sorriso di chi ha provato spesso il piacere di essere posseduta, l'abbandono di esser stata travolta nel crepuscolo delle orge, l'orgasmo di un autunno senza fine. Incupita dalla sua sensualità, irredimibile nel lento lambire delle onde i suoi fianchi smemoranti. Io ci sono stato, a Cipro, in quella terra in cui le ragazze avevano il sapore buono della partenza e nello sguardo le macchie dell'addio. Io ci sono stato, a Cipro, Isola delle Memorie, di divinità dismesse, di pregiati mercati di stracci, ancora vivi nelle urla di imbonitori mesti, affranti, spenti. Io ci sono stato, a Cipro, perché ho ancora una storia da raccontare, un romanzo da scrivere, una convenzione da sbeffeggiare. Io ci sono rimasto, a Cipro, che tanto non importa alla gente se hai un destino nelle stelle da rinnegare, perché l'abiura per quelli come me è la mendace verità da pers

Recensione di "C'era una volta la Rivoluzione" da parte di CriticaLetteraria

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Sotto trovate il link che porta alla recensione: http://www.criticaletteraria.org/2013/08/cera-una-volta-la-rivoluzione-un.html

"La verità sul caso Harry Quibert"? Un romanzo meno che mediocre

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Le quasi ottocento pagine del romanzo di J. Dicker non fanno che riprendere e amplificare i difetti che contraddistinguevano Uomini che odiano le donne : lungaggini (almeno 400 pagine potevano essere tagliate) e prosa sciatta, senza peraltro riuscire a replicarne le virtù, un personaggio azzeccato (Salander), il meccanismo della detection che funziona e una certa cura nel creare l'ambientazione. Dicker, nel raccontare le peripezie di Marcus, uno scrittore che cerca di scagionare il suo maestro, a sua volta scrittore, dall'accusa di aver assassinato la quindicenne Nola, con la quale aveva avuto una relazione, 33 anni prima, non padroneggia quasi mai l'opera (un po' meglio le ultime duecento pagine, per via di qualche ideuzza interessante). I dialoghi sono ridicoli, la struttura è disorganica e pare avere quale funzione quella di appesantire il racconto. Mancano personaggi di spessore, per via di un continuo subire lo stereotipo e non di rielaborarlo.  Tra

Albano Hard: non riesce a non fare sesso con le sue fans

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E' notorio, Madre Natura da sempre è parsimoniosa nel concedere all'uomo virtù. Eppure, in alcuni rarissimi casi, proprio per riconfermarsi quale poco prodiga, abbonda e, magari, eccede. Così si verifica con il più grande uomo del Novecento (non solo in Italia, ma forse anche in Europa), ovvero Albano Carrisi. Questi, infatti, oltre ad essere stato fornito in grandi dosi di intelligenza, talento artistico, non difetta nemmeno di quella scultorea bellezza e ordinata che tanta nostalgia innescava nei Neoclassici, amanti delle sculture greche. In una recente intervista ad un giornale tedesco, il sexy cantantissimo nostrano ha dichiarato di non riuscire a dire no alle sue fans che, scatenate, si scagliano su di lui, inebriate dal fascino dell'artista, dalla bellezza statuaria dell'uomo, smaniose di orgasmi ed eccitate dall'idea che l'interprete di immortali canzoni come Felicità  conceda assaggi della sua virilità. E' inutile, dice, l'unico modo per

Costa Smeralda decadente

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Grazie ad Alessandro Marongiu.