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Visualizzazione dei post da aprile, 2013

Geometrie perdute

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Geometrie perdute, in orizzontale. Tu non sai, vederti così, fra la folla, lo sguardo fermo, l'occhio di chi vuol resistere. E all'eretismo, all'ipertermia, alla sovreccitazione negli urli, in mezzo alla strada, io che grido, che spiego e nessuno capisce, anche se tutti sanno. Geometrie perdute, prospettive azzardate dal caso e dalla colpa corrotte. E tutto si fa susseguirsi di accidenti, 2013 che è epifania di una continua negazione. Ma tu hai lo sguardo fermo, io agli eroi non credo da tanto tempo, ormai, e tutto è occhi febbre lacrime e, di colpo, mille anni fa, quel fascino, quella compostezza, quella raffinatezza che è il tuo dono. Tu, per fortuna, non perdi tempo a leggere Jung e Freud o a ciangottare alle spalle di chi ti circonda. Perché, al solito, vuoi scoprire qualcosa, andare più in là, in cerca del futuro, di ciò che non si può spiegare.  Forse proprio di quelle geometria perdute che, sola, sai regalarmi.

Il velo sul roseto

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- Cerchi un letto e un piatto di minestra? Io dissi di sì e questi, con un sorriso appena camuffato, mi invitò a seguirlo in chiesa. Era un prete di nemmeno trent’anni. La voce, i lineamenti e l’andatura tendevano ad un garbato sfinimento. M’accorsi in fretta, e con un certo stupore, quale carisma avesse e con che decisione si rivolgesse ai suoi parrocchiani, persino la voce femminea s'irrobustiva di colpo, si alterava in un soffio in grado di evocare qualcosa di indefinibile e poco rassicurante. E dunque, non appena arrivato in quel luogo sconosciuto, conobbi in men che non si dica parecchi abitanti della cittadina, ma mi rimase impresso un lungagnone dinoccolato e dallo sguardo triste che faceva il postino, abile ad insinuare dubbi. Quando feci riferimento al Capitano nessuno mostrò particolare interesse, era troppo lontano, non arrivava mai laggiù, affermarono all'unisono un paio di ragazzette. Edgardo, il postino, strinse le labbra: - Sono ben altre le co

"Napolitano 2: il ritorno dello Zombie responsabile"

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E siamo tutti contenti e felici. Anche Renzi, il giovane e il rottamatore, fustigatore della politica in avanzato stato di putrefazione, ha gioito per la 'conversione' di Giorgio Napolitano, che ha accettato le preghiere dei capocomici dei partiti politici. Questi ultimi, con i sandali in mano, umilmente, con gli occhi languidi per la commozione, hanno dato il via ad una gara di responsabilità commovente. Hanno recepito il lieve disagio degli italiani e hanno trovato un'intesa su un nome nuovo, intrinsecamente legato alla necessità di cambiamento. Levate i cuori al cielo, o felici ometti che abitate lo Stivale, e siate riconoscenti per questo nuovo miracolo italiano al Partito Democratico, principale responsabile di questa alba dei tempi che si schiuderà felice da ora in poi.  Grazie PD, nessuno sarebbe riuscito a squarciare il velo della conservazione senza la vostra mirabile lungimiranza.  Il sole e i pianeti della galassia s'inchinano di fronte al genio di

Italia caput mundi

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Quale prodigio fecondò di terre divine il Mediterraneo, nobile superficie a guisa di stivale che nutrì di sapienza le cervici della genìa di uomini prometeici che da secoli squarcia il velo di ignoranza, e di ombre la coltre, attraverso la somma virtù di tale cultura?  Oh, Italia, dolcissimo gambale terrigno e fragrante che diffondi nel mare l'eco delle gesta dei tuoi figli: tremiamo al pensiero di quanti titani della sapienza tu abbia donato all'infelice stirpe umana! Come non ricordare quale dolorosa filantropia armò la mano di quel condottiero che bonificò le terre della Gallia con il garbo e la clemenza della sua spada, in tuo onore?  E come dimenticare imperatori rispettosi degli animali tanto da nominare senatore un cavallo o amanti dell'architettura da consegnare al rogo Roma e trarne ispirazione per comporre versi? E si può non andare avanti senza rammentare il pluralismo, il culto della tolleranza e la capacità di porre in discussione le proprie certezze

Misterioso omicidio al corso di formazione per docenti neoassunti nell’anno scolastico 2007-2008.

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All’ultimo banco, improvvisamente, il professor Cosseddu gridò in preda all’eccitazione: - Aiuto! Il professor Pace giace qui accanto a me con un coltello conficcato nella schiena. Io suppongo che qualcuno abbia voluto volutamente recidere qualche arteria di quelle che poi, cioè, non so se mi spiego… Ritengo, infatti, che non vi sia altra spiegazione plausibile, anche perché la posizione nella quale il professor Pace sta sublimando la sua dipartita non lascia alito a dubbi. Fu allora che, dopo questo breve ma intenso anelito di speranza, la professoressa P. scattò in piedi e si rivolse al giovinastro imberbe col dito in cielo: - Daniele, si dice adito. E qui il professor Cosseddu ebbe un sussulto e replicò, dopo aver ricordato fra sé e sé quanto fosse piacevole accarezzare ciuffi d’erba ancora verdi e scrimbazzosi: - Caterina, in questo delicato frangente non stai utilizzando la famosa intelligenza emotiva tanto cara al mio omonimo Goleman e all’anonima zia Raimondina Fresi,

C'era una volta la Rivoluzione

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A breve, edito da Cultura e dintorni, il mio secondo romanzo. Ben lontano per forma, struttura, elefantiasi linguistica dal precedente "La ballata della regina senza testa", ma a questo consentaneo per l'approccio di sghimbescio e trasversale alla Verità, o presunta tale, che i filosofi, i capocomici dei partiti politici, la religione e la pubblicità esibiscono nella torve illecebri delle loro giravolte pseudo intellettuali. Lo sberleffo, insomma, anche se meno esibito, non manca nemmeno in questo romanzetto!

Maciste nella valle dei nani (1960)

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Sinossi: Tanaquilla è una ragazza che soffre di sonnambulismo. Durante una delle sue solite ‘passeggiate’ notturne finisce per essere imprigionata da due barbari. Proprio poco prima che questi riescano ad abusare di lei, giunge in suo soccorso Maciste che, battendosi valorosamente, uccide i suoi aguzzini. Maciste e Tanaquilla fanno poi l’amore nei pressi di un lago. L’indomani il nostro eroe si risveglia solo, beve e si accorge di essere in una immensa valle. Improvvisamente un’orda inferocita di nani guerrieri invade il territorio circostante e dopo aver assalito Maciste, in seguito ad una cruenta battaglia, lo costringe in catene. Una volta imprigionato, l’eroe è costretto a svolgere durissimi lavori come schiavo e a subire le umilianti pene che Ariago, lo storpio capo tribù, gli infligge. Durante una tempesta, Maciste riesce a liberarsi con l’aiuto di Ermedea, sorella di Ariago, profondamente innamorata di lui e a uccidere il capo dei nani staccandogli la testa. Ermedea si uccide

Sarò il tuo giullare

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E i saggi e i vetero-post-proto-soft-hard riformistiti e le cariatidi all'assalto e le mummie in spolvero e i giusti poveretti loro sì che vogliono il cambiamento e i cattivi tutti brutti sporchi e criminali e dall'altra parte del mercatino della verità e sopra la panca la capra campa e trentacinque trentini sbandarono a trento giocherellando e il giullare senza regno e il rinnegato rimbambito e il Presidente dei miei Stivali, dell'Italia che non c'è e fatela finita, mi avete stancato, sono l'unico essere vivente pensante, saggio e razionale perché questa camicia di forza, eh? Chi vi salverà ora? Blehhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh hhhhhhhhaaaaaaaaaaaaaa