Italia caput mundi


Quale prodigio fecondò di terre divine il Mediterraneo, nobile superficie a guisa di stivale che nutrì di sapienza le cervici della genìa di uomini prometeici che da secoli squarcia il velo di ignoranza, e di ombre la coltre, attraverso la somma virtù di tale cultura? 

Oh, Italia, dolcissimo gambale terrigno e fragrante che diffondi nel mare l'eco delle gesta dei tuoi figli: tremiamo al pensiero di quanti titani della sapienza tu abbia donato all'infelice stirpe umana! Come non ricordare quale dolorosa filantropia armò la mano di quel condottiero che bonificò le terre della Gallia con il garbo e la clemenza della sua spada, in tuo onore? 


E come dimenticare imperatori rispettosi degli animali tanto da nominare senatore un cavallo o amanti dell'architettura da consegnare al rogo Roma e trarne ispirazione per comporre versi? E si può non andare avanti senza rammentare il pluralismo, il culto della tolleranza e la capacità di porre in discussione le proprie certezze nei roghi di streghe demoniache ed eretici portatori di discordie che illuminavano le notti della Penisola di abbagliante verità? 


E sarebbe assai arduo enumerare quanti generali equipaggiati di fede la Chiesa abbia allevato nel suo modesto grembo in nome dell'uguaglianza di tutte le genti, così come è meglio tacere delle gloriose annessioni che legittimarono nel 1861 la nascita di una Nazione siffatta. 


Italiani, uomini romantici, poeti e viaggiatori che, in nome dello spirito di avventura, abbandonarono a milioni i cari deschi imbanditi di prelibatezze e bevande squisite per conquistare l'America nel XX secolo e che hanno affrontato con tenero umanitarismo le due guerre mondiali.

Commenti

Post popolari in questo blog

Per una lettura gotica dei "Promessi sposi"

Ariosto: Alcina, l'illusione e il reale da drogare

Il gattopardo: la trama e la metafora decadente dell'esistenza.