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Visualizzazione dei post da novembre, 2015

Gatto Onofrio

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Di sé non parla. Ma ci racconta tutta la sua vita. Si professa anarchico e gioca ad essere Pop per fingere di non esserlo, credendo di non saperlo essere. Si mostra tozzo, occhialuto, ha una vocetta nasale e ridicola: attrae, di questo felino in preda a ubbie svenevoli, la sua non totale consapevolezza di essere buffo. Se sapeste come s'accende, se pensa alla bellezza. Sporadicamente do un'occhiata a quello che fa: miagola ecdoticamente nella notte, lancia i suoi stucchevoli e inutili messaggi nella bottiglia e ammaestra l'universo con la sua solitudine. Altri gatti - gattini ciechi, direbbe Tomasi di Lampedusa - applaudono qualsiasi nota di quel miagoloso squittire. Non hanno pietà di loro stessi: avanti, alla corte dei miracoli c'è posto per tutti.  Gatto Onofrio crede di essere bello. Lo adoro; nella sua colta pochezza mi rilassa pensarlo. Sapere che vive, respira mi fa sentire migliore. Gatto Onofrio: grassoccio, bruttino; sì, ma in preda al culto del

«VELEGGIARE VERSO L’ABISSO». LA MORTE NEL GATTOPARDO E NEL GIORNO DEL GIUDIZIO.

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       La difficoltà più grande che io trovo in questo ritorno al passato è quella di mantenere le prospettive. E si capisce perché: ognuno di noi, anche se si limita a guardare in se stesso, si vede nella fissità di un ritratto, non nella successione dell’esistenza. La successione è una trasformazione continua, ed è impossibile cogliere e fermare gli attimi di questa trasformazione. Sotto questo profilo, si può dubitare del nostro stesso esistere, o la nostra realtà è solo nella morte. La storia è un museo delle cere [1] . Da questa sfiducia prettamente Novecentesca, dagli echi pirandelliani, muove la ricerca narrativa sattiana che, nel suo nostos sulla soglia della morte, consegna alla posterità il suo grande romanzo. In questa sede, ciò che ci proponiamo è di accostarlo, per analogie e differenze, ad un’altra opera postuma di pari spessore, figlia di un disincantato aristocratico siciliano e considerata la vera e propria pietra tombale del neorealismo. Riesce molto difficil