Gatto Onofrio
Di sé non parla. Ma ci racconta tutta la sua vita.
Si professa anarchico e gioca ad essere Pop per fingere di non esserlo, credendo di non saperlo essere.
Si mostra tozzo, occhialuto, ha una vocetta nasale e ridicola: attrae, di questo felino in preda a ubbie svenevoli, la sua non totale consapevolezza di essere buffo. Se sapeste come s'accende, se pensa alla bellezza.
Sporadicamente do un'occhiata a quello che fa: miagola ecdoticamente nella notte, lancia i suoi stucchevoli e inutili messaggi nella bottiglia e ammaestra l'universo con la sua solitudine.
Altri gatti - gattini ciechi, direbbe Tomasi di Lampedusa - applaudono qualsiasi nota di quel miagoloso squittire. Non hanno pietà di loro stessi: avanti, alla corte dei miracoli c'è posto per tutti.
Gatto Onofrio crede di essere bello. Lo adoro; nella sua colta pochezza mi rilassa pensarlo. Sapere che vive, respira mi fa sentire migliore.
Gatto Onofrio: grassoccio, bruttino; sì, ma in preda al culto del suo Ego, per questo tragico, per me degno di commiserazione e simpatia.
Vanesio, Gatto Onofrio: che altro gli rimane?
Ma un po' di autoironia che effetto ti farebbe, Gatto Onofrio?
Non lo sapremo mai.
Per fortuna.
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