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Visualizzazione dei post da aprile, 2014

25 anni fa moriva Sergio Leone

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Mi ricordo molto bene il 30 aprile del 1989. Guardavo il telegiornale con mio padre e diedero la notizia della morte del grande Maestro inventore di un nuovo linguaggio cinematografico che ha rivoluzionato nel profondo la Settima Arte. Se ne andava per un infarto Sergio Leone. In omaggio alla sua memoria, quella sera, su Rai Uno, trasmisero Il buon il brutto il cattivo . Avevamo tutti i film di Leone registrati in VHS, ci mancava solo quello. Lo registrammo, con un certo dispiacere. Lo avevo già visto tante volte anche quel film, lo rividi di nuovo quella sera con una strana sensazione. Non sapevo che il Maestro stesse lavorando alla realizzazione del suo film sull'assedio di Leningrado: De Niro sarebbe dovuto essere il protagonista, il budget sarebbe stato, come al solito, da kolossal (chi oggi in Italia - per non dire in Europa, a parte Luc Besson - può vantare un simile credito internazionale da intraprendere una mega coproduzione con Russia e Stati Uniti?), il tono

Gigolò per caso

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Mi imbatto nel nuovo film di Turturro, nella speranza di divertirmi, magari attraverso un gioco di ruoli e prospettive stranianti, ma così non è. La storia di un fioraio che diviene gigolò per caso e che si fa attento ascoltatore di solitudini femminili non decolla mai realmente. Turturro si gioca le sue carte nella raffinata indecisione che imprigiona il suo sguardo, di fronte ad uno script dalle molte idee, nessuna delle quali sviluppata. Si tratta di una commedia garbata, che aspira anche anche ad essere riflessione sulla solitudine, ma il registro qual è? Il film rimane al crocevia fra la commedia piccante, il grottesco, il dramma sentimentale, dando la sensazione che l'incapacità di scelta da parte del regista sia determinata dalla difficoltà di impadronirsi di un linguaggio. E allora regna la noia, qualche sbadiglio, qualche sorriso. E mentre ti chiedi per quale motivo la decadente bellezza e l'impudente fascino di Sharon Stone, così come la prorompenza di Sofia

Mara Venier e la sua intelligenza

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Lo confesso, sono da sempre un ammiratore della genialità, della cultura e della raffinatezza di Mara Venier, animatrice, nei salotti televisivi della fantastica RAI, di pregnanti interviste e riflessioni talmente elevate da oscurare, per alcuni secondi, il teleschermo. Non so dire con quali memorabili gesta abbia segnato il suo sacro curriculum poiché la memoria si offusca, di fronte a tanta grandezza. So che ha avuto una relazione con un uomo di spessore quasi pari al suo, negli anni Ottanta, quel Gerry Calà che ha reso immortali con la sua presenza pellicole quali Bomber , Bar dello sport , Rimini Rimini , Abbrozantissimi; s o che infestava i locali della Costa Smeralda e che mostrava uno spasmodico impulso filantropico nei confronti dei miliardi arabi. Voglio qui ringraziarla. Un paio di giorni fa ho visto che a Domenica IN, non scalfita dalla presenza del gigante del nulla, Marco Columbro, ha abbandonato le sue stanche membra in un ballo (L a notte vola di Lorella Cuccarin