Gigolò per caso


Mi imbatto nel nuovo film di Turturro, nella speranza di divertirmi, magari attraverso un gioco di ruoli e prospettive stranianti, ma così non è.
La storia di un fioraio che diviene gigolò per caso e che si fa attento ascoltatore di solitudini femminili non decolla mai realmente. Turturro si gioca le sue carte nella raffinata indecisione che imprigiona il suo sguardo, di fronte ad uno script dalle molte idee, nessuna delle quali sviluppata.
Si tratta di una commedia garbata, che aspira anche anche ad essere riflessione sulla solitudine, ma il registro qual è?
Il film rimane al crocevia fra la commedia piccante, il grottesco, il dramma sentimentale, dando la sensazione che l'incapacità di scelta da parte del regista sia determinata dalla difficoltà di impadronirsi di un linguaggio.
E allora regna la noia, qualche sbadiglio, qualche sorriso. E mentre ti chiedi per quale motivo la decadente bellezza e l'impudente fascino di Sharon Stone, così come la prorompenza di Sofia Vergara, del resto, siano abbandonati per caso qua e là, fra passaggi a vuoto e verbosità occasionali, ti assale una specie di quasi certezza: questo film non ha una sua ragione d'essere.
E va bene anche così.


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