Ho appena visto il Giovane favoloso di Martone, un regista discreto, ma che anche nell'uso dell'ellissi mostra il fiato corto del suo nuovo lavoro. Sono andato a vederlo perché, nonostante non sia un amante di Leopardi, è l'unico film che non appartiene al (de)genere dell'innocua e conformista commediola italiana - stereotipata, paratelevisiva, banale - che sta incassando più del filone che cannibalizza il cinema italiano. Ma tra cedimenti oleografici, teatralità non raffrenata degli attori si cade nel conformismo opposto: Germano - tra momenti di estasi a catturare l'ispirazione, che tanto piacerebbero ai sostenitori dello Spirito assoluto, a laceranti siparietti tragici resi insopportabili dal continuo recitare versi del caro Giacomo - costruisce un gobbo nevrotico e caricaturale, tanto che mi aspettavo di veder sbucare da un momento all'altro Lee Van Cleef ad accendergli un fiammifero nella gobba (come con Klaus Kinski in Per qualche dollaro in più) .