"Il giovane favoloso": teatrale oleografia, nessuna genialità

Ho appena visto il Giovane favoloso di Martone, un regista discreto, ma che anche nell'uso dell'ellissi mostra il fiato corto del suo nuovo lavoro.
Sono andato a vederlo perché, nonostante non sia un amante di Leopardi, è l'unico film che non appartiene al (de)genere dell'innocua e conformista commediola italiana - stereotipata, paratelevisiva, banale - che sta incassando più del filone che cannibalizza il cinema italiano.
Ma tra cedimenti oleografici, teatralità non raffrenata degli attori si cade nel conformismo opposto: Germano - tra momenti di estasi a catturare l'ispirazione, che tanto piacerebbero ai sostenitori dello Spirito assoluto, a laceranti siparietti tragici resi insopportabili dal continuo recitare versi del caro Giacomo - costruisce un gobbo nevrotico e caricaturale, tanto che mi aspettavo di veder sbucare da un momento all'altro Lee Van Cleef ad accendergli un fiammifero nella gobba (come con Klaus Kinski in Per qualche dollaro in più).

Martone ricava quel che può da spazi, giostra bene con luci e scenografia, ma non osa, non va oltre lo sterile corollario dell'autore in cerca di pubblico.
Il cinema italiano non riesce o non sa osare.
Ironia zero per un elefante letterario sospeso tra approccio scolastico e vezzi accademici.
Alla fine la sensazione è che Leopardi sia tanto poetico, ma talmente poetico da risultare, in fondo, banale.
E chissà, forse è questo un punto di favore del film?

Commenti

  1. Mi sto perdendo e non sapevo neanche che esistesse questo film! Anche nel mio rigetto del cinema italiano che ormai offre solo qualche rigurgito acido di genialità me lo guarderò senza pretese, vedendo banalizzare un poeta la cui grandezza è indiscussa. Obbiettivamente. Perché tra i soliti studi matti di ripiego, le più classiche disavventure sentimentali, frustranti e incorrisposte, le piroette artistiche e i più arditi arzigogoli letterari è riuscito a rispondere più lui in alcune righe delle sue Opere di molti filosofi e millantatori che ci hanno tediato con le loro elucubrazioni vaporose ed effimere.
    Blocca la giostra giovane Leopardi, sto salendo! Con gli zolfanelli!!

    RispondiElimina
  2. Il limite di Giacomino è la sua volontà didascalica e filosofica.

    RispondiElimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

Per una lettura gotica dei "Promessi sposi"

Ariosto: Alcina, l'illusione e il reale da drogare

Il gattopardo: la trama e la metafora decadente dell'esistenza.