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Visualizzazione dei post da 2016

"L'uomo che lottava con i cani": recensione

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Dalla pagina culturale della "Nuova Sardegna", 3 ottobre.

Il peccato e l'oblio

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Il peccato vero, quello più grande, inespiabile, è uno: il passato. Ma non per chissà quale motivo. Semplicemente perché è stato. Io lo odio con tutto me stesso. Vorrei dimenticarlo per sempre, sì, anche nelle sue bellezze, anche nei suoi momenti meravigliosi e vivere in un eterno presente privo di routine e abitudini. Lo odio perché mi fa cadere nel tempo, mi fa sentire l'illimitato potere dell'eternità, lo sconvolgente silenzio dell'infinito. Non è il movimento, come mi ero convinto ingenuamente, a evocare l'idea della vita. Ma è il movimento stesso che, proprio mentre celebra nuova vita, trasforma, corrode, corrompe e porta inevitabilmente anche morte. E io continuo a non volerlo accettare. Dimenticare tutto sarebbe terribilmente bello. Dimenticarlo senza dolore, senza consapevolezza. Forse sbaglio, forse è solo un momento di malinconia innescato da fotografie che mostrano quanto i corpi, nel tempo, mutino, si corrompano. Forse passerà anche que

"Il mondo creato" di Franco Ferrucci: da riscoprire

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Straniamento come diottria privilegiata attraverso la quale osservare la realtà e la natura dell'uomo. Innumerevoli gli antecedenti, indubbiamente, da Rabelais a Swift, da Pulci ad Ariosto, ma non sono in molti a poter vantare una tale ottica privilegiata quale quella di Dio, protagonista, nonché io narrante, di uno  dei romanzi più originali e struggenti (e poco ricordati) degli ultimi quarant'anni:  Il mondo creato , di Franco Ferrucci, anno domini 1986. Capolavoro profetico, quello dello scrittore toscano , innervato del medesimo pessimismo storico dello sciasciano  Il cavaliere e la morte , dato alle stampe nel 1989. La conformistica nostalgia degli anni Ottanta non ha finora portato a una rilettura costante e, si passi il termine, necessaria alla divulgazione di quelle esperienze letteraria atte a divenire filtro pronto a sondare l'indecifrabile e il caos dell'ultimo decennio; forse proprio perché non particolarmente attrattiva per il mercato, quel mercato che nel

Soffia un vento di tempesta...

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Mi ero promesso di smettere. Non ci sono riuscito. Avrei dovuto cambiare rotta: lettere dalla luna, avevo promesso. Distacco, disincanto, ironia accennata, garbato anticonformismo: ho fallito, come al solito. Pinocchio e Arlecchino si sono risvegliati, ruggiscono come tanti anni addietro ed io non riesco ad essere niente di diverso da me stesso. Un po' disturbato, certo; ma sempre inabile a genuflettermi alle convenzioni. A volte stupidamente ingenuo, lo confesso; ma incapace di aderire al contesto, di accettarne violenza e mediocrità. Pinocchio e Arlecchino si sono risvegliati: vuoi per la bancarotta degli ideali, vuoi per la perturbante contingenza. Ma un po', Paolina, è merito tuo. Qui a corte, mentre Bonconte Degli Esangui si muove spettrale, ingoiato dal suo pavido indugiare, io sono il giullare pazzo. Da questo devo partire e questo non posso dimenticare, anche se non mi piaccio. Tu, Paolina, mi hai mostrato ciò che mai potrò essere. Tu, così brava a scivola

Il quinto moschettiere

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Credo fossi in prima media, o forse in seconda. Mi avevano regalato I tre moschettieri di Dumas e in tre giorni lo avevo letto con passione, avvinto dal taglio picaresco e dagli intrighi. Non sapevo che esistevano due seguiti, altrimenti avrei fatto di tutto per leggerli. Scoprii della loro esistenza qualche anno dopo, quando la smania dei moschettieri si era assopita (forse per colpa della cosiddetta Letteratura alta) e non ho mai avuto il tempo di cercarli. Sento che vorrei farlo ora, probabilmente perché sono stanco di esistenzialismo, intellettualismo, nichilismo, consapevolezza e via recitando. Qual è il segreto dei Tre moschettieri ? Mi sono fatto un'idea anche io: la giovinezza. Quello di D'Artagnan è un romanzo di formazione; il guascone passa dalla solitudine (quando è ancora goffo e inesperto) all'amicizia con Athos, Porthos e Aramis. Dall'Io al Noi. E la scrittura impudente e canagliesca di Dumas costruisce, meglio, ordisce, una ragnatela di situazi

Cerco Eve (per un grande e folle progetto)

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Dietro le sbarre sembrava una colomba ferita. Eve suonava l’armonica seduta sulla branda: gambe incrociate, schiena al muro. Le solite quattro note; sempre quelle. Un tempo promessa di giovinezza immutabile, ora solo elegia. Nostalgia, Eve? Di che cosa? Della libertà del Branco? Delle scorribande notturne, lassù, nel Pueblo nascosto? Degli assalti a banche e a diligenze? Oppure di Joe, del suo folle sogno? Il suo carisma, la sua ingenuità: non ci prenderanno mai, diceva sempre. Sì, non ci fermerà nessuno. E invece il Branco macellato in pochi minuti! Quell’attacco al treno si era trasformato in un uragano di piombo: e da tutte le parti gli amici di sempre erano caduti nella polvere e l’avevano arrossata di sangue. Oppure pensi ad Erik? Ti manca la sua lucida determinazione? Il suo coraggio di portare nel vostro sogno la realtà? Innamorarsi di un Pinkerton! Bella fregatura. Lasciare l’amore per il nemico: brutta storia. Lo sceriffo puliva i fucili, riordinava la sua scrivania. E

Mi sono perso

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Il caposala continua a dirigere il traffico dei camerieri. Sa quello che dice, sorride ai clienti, mostra un garbo deciso con i suoi sottoposti. Sa che cosa vuole, lui, sa fin dove si può spingere. Anche la musica che vien fuori da qualche parte è ordinata, adatta alla circostanza. E lo sono pure i bicchieri luccicanti, il prosecco al punto giusto, il clichè per gentile concessione. E io sono ritornato quaggiù, stanotte, nel sonno disturbato dai tuoni. E non so che ci faccio. Si alza un signore bolso e dai capelli bianchi, mi indica con disappunto e mi accusa di sdegnare quel riunirsi. Nella sua boria c'è forse una verità. Non ricordo più chi ero. Meglio: ciò che ero si è corrotto con tutta questa coreografia del nulla? Ripenso ad altri sonni, a stasi maculate di ripugnanza. Mi sono perso. Un sogno recente mi torna alla testa, sembra vecchissimo perché vecchio è il nome di quella ragazza inciso sulla targa e antichissimo è il proscenio della vicenda. I legami co

Strafatto per un po'

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Agosto langue e a me, sdraiato sul divano della veranda, fra i profumi della campagna e il mare ad un passo, tornano alla mente ricordi di estati lontane. Sembro un fumatore d'oppio, mastico ricordi, mi eccito all'idea del futuro. Nel mio saliscendi di emozioni e visioni, ripenso a Mastriani, scrittore napoletano del Secondo Ottocento ormai totalmente dimenticato. Nemmeno l'invito di Croce ad occuparsi di lui è servito a nulla. Napoli, la sua Napoli, lo ricorda appena per un muro, un pezzo di strada. Lo dimentica, insomma. Come ancor più gravemente avviene per De Marchi, di levatura superiore. Chi legge ancora questi due scrittori di successo? Che fine ha fatto la loro fama? Ariosto aveva ragione, tutto si perde quaggiù e non c'è che l'ironia quale unico anestetico alla coscienza del limite e dell'effimero. Eppure pensare a questi dimenticati invoglia a farmi solleticare dall'oblio. Erotizzare l'oblio...  Da lontano qualcuno canta una can

Attenti al cane

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Noi dobbiamo fare cinque passi compiliamo allora cinque schede una scheda quindi per ogni passo così capiamo bene cosa facciamo ma... Attenti al cane! Attenti al cane! Attenti al cane! Non è una bestia razionale. La guerra è brutta, la guerra non si fa il fumo nuoce gravemente alla salute noi educheremo la civiltà con la nostra santa razionalità ma... Attenti al cane! Attenti al cane! Attenti al cane! Non è una bestia razionale. Io sono sobrio ed elegante ho letto anche Hegel e Sigmund Freud e se mi osservo un poco nello specchio mi compiaccio di esser tollerante ma... Attenti al cane! Attenti al cane! Attenti al cane! Non è una bestia razionale. Se cadono le bombe su dal cielo e ci ammazziamo in nome della giustizia l'importante è non dimenticare che l'uomo è razionale ma... Attenti al cane! Attenti al cane! Attenti al cane! Non è una bestia razionale. Ecco il testo del rock blues composto ad hoc per il romanz

Bambina

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Come ti spiego, bambina, che non ci capisco nulla? Che posso inventare, a te che ami ballare, cantare, recitare, per non rivelarti che oltre il sogno in cui vivi ci sono le bombe, i mitra, il petrolio? Come farò un giorno a dirti - e con quali parole - guarda che gli uomini non sono come gli animali, si uccidono non per istinto, ma giustificandosi in nome di alti ideali? Chi mi aiuterà a farti accettare l'idea che non esisterà mai la pace e trionferà sempre la violenza finché esisteranno squilibri sulla Terra? Come raccontarti che eri già nei miei sogni di bambino e ti ho messa al mondo per amore della vita senza però essere riuscito a prepararti un mondo diverso? E come potrò difenderti da tutto questo?

I magnifici sette al cinema a settembre nel remake

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Sono passati cinquantasei anni dall'uscita de I magnifici sette con Yul Brynner, Charles Bronson, Steve Mcqueen, Eli Wallach, James Coburn e compagnia. Diretto da Antoine Fuqua, il remake arriverà nei cinema italiani il 29 settembre. Il cast è composto da attori già molto famosi (nel film del 1960 non era così, il solo Brynner era la stella, gli altri poco più che sconosciuti) fra i quali spiccano i nomi di Denzel Washington, Vincent d'Onofrio, Chris Pratt, Ethan Hawke. I nuovi magnifici sette hanno un taglio multietnico e questa volta non dovranno liberare nessun paese messicano dai banditi; il tutto si sposta in una città mineraria. Il film del 1960 si prestava anche ad una lettura politica: si poteva facilmente accostarlo agli ideali rivoluzionari comunisti, ma paradossalmente a temerne gli effetti fu proprio l'URSS, che ne vietò per po' la circolazione. Ecco il link del trailer. https://www.youtube.com/watch?v=SEB-Vdk4dpE

Il senso della vita? Esibirsi

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Tutti strangolati dal contesto che ci dovrebbe accogliere quando veniamo al mondo, ma che invece ci impone regole, convenzioni e tutta una sarabanda di non so che (magari anche giuste) necessariamente condizionanti il rapporto tra l'Io e il piacere. Non è che la scoperta dell'acqua calda: alla base della civiltà vi è la repressione dell'Io, altrimenti ancora maggiori sarebbero gli atti di violenza reciproca degli umani. E fin qui va bene. Ma dietro tale tensione positiva del vivere civile (o giù di lì) esistono i terribili effetti collaterali: siamo costretti ad accogliere tutta quella serie di convenzioni evocate poco sopra che nulla di buono hanno, se non quello di standardizzare il pensiero dell'individuo per cercare di adeguarlo il più possibile ai valori che le condizioni storico, geografiche, economiche 'inventano', benedicono e impongono. Anche qui, tutto scontato. Allora vi sono due strade da seguire: l'esibizione da adesione oppure l'e

Richiami di luna: L'uomo che lottava con i cani

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Mi avvicinai a Marea, ci prendemmo per mano.  Sipario.  Applauso.  E noi sulla scena e io sconvolto dalla bellezza di quella ragazza svestita, con gli occhi carichi di impazienza; la voce, morbida più del miele, le correva via dalle labbra e qualcosa che le saliva dallo stomaco le imporporava il viso. Non era più Giulia, ma Marea, ed era bellissima, provocante, e io ero Ladro di Ombre e volevo stare con lei, spogliarla, fare l’amore e consacrare ogni istante a quella ragazza.  Le sussurrai qualcosa di tenero e ardito, ma era totalmente prigioniera del personaggio e nessun muscolo tremò; strinse la mia mano così forte che mi convinsi fosse un modo per confessarmi la sua voglia.  Sentivo il suo profumo profanare la mia tristezza.  Fra i suoi abbracci, le sue parole, i suoi silenzi, percepivo la vita; lei corse di qua e di là per evitare i nemici. La sua presenza per me era una consolazione e m’invogliava di nuovo a credere in qualcosa.  Sebbene sconfitto, l’amavo e quel s

Disordine

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Si ha un bel dire che il disordine è sintomo di creatività. Facile e semplicistica spiegazione di un sintomo. Bello quando per il disordine la matematica diventa una farsa! Fantastico quando per questo le geometrie si perdono! E meraviglioso, diviene, in tale prospettiva fare un bonifico e, avvinti dalla distrazione, regalare soldi in più? Consolati, creativo disordinato. E pazienta perché il tuo disordine non è comunque in linea con il Kaos fenomenico riconosciuto da chi detta le regole. Che poi dal disordine nasce sempre qualcosa. O no? Con l'ordine, invece, è qualcosa che forse muore. Pensateci: è nell'ordine delle cose. Ma esiste una frase più necrofila di: è nell'ordine delle cose ? Più conservatrice e pessimista di questa stramaledetta affermazione? Eccolo, come al solito delira, come al solito non dice niente di sensato, non argomenta, non bla bla bla.... E lasciatemi divertire!

L'uomo che lottava con i cani

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Nell'estate del 2011 - periodo di grandi stravolgimenti nella mia vita - avevo iniziato a scrivere Epicedio della notte: era il racconto, cupo e decadente, di chi fugge dal suo nemico proprio mentre perde la memoria. Mi affascinava (mi suggestiona anche ora, a pensarci) l'idea di scappare senza poi riuscire a ricordarti da chi; senza, di conseguenza, identificare il tuo vero nemico.  Qualche capitolo, ma Epicedio della notte non trovava sbocco e si fermava alle soglie dell'autunno.  Nei primi mesi del 2012 mi assalivano costantemente le immagini di un mediocre avvocato che nei momenti più importanti (le cosiddette tappe cruciali) della sua esistenza veniva morsicato dai cani con conseguenze sempre più grottesche. E ridevo, sì, come uno stupido. Ridevo della buffa tragedia dell'esistenza. Anche nel cuore della notte ridevo del povero Elvio (così avevo chiamato nella mia testa quell'avvocato). E così, per divertimento, ho iniziato a scrivere Cineide .  Doveva

Non serviranno quei muri

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Chi scappa dalla guerra e dalla morte non si fermerà di fronte a nuovi muri. Chi annega nel Mediterraneo cercando una vita migliore non resterà ad osservare barricate o divieti. L'unica grande sfida del nostro tempo è capire che il fenomeno va gestito. A chi fugge non possiamo negare un aiuto, ma dobbiamo attrezzarci, rieducare i più disperati, essere pronti a scontrarci con le nostre paure. I migranti possono essere la risorsa che manca all'Europa, sempre più spopolata, vecchia, stanca e digitale. Che lo vogliamo o no la Penisola che chiamiamo Italia è naturalmente e geograficamente destinata a divenire multietnica. Non è un sermone, ma l'inevitabile corso della Storia.

Il sadismo della bontà

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L'arrivista sbruffone che se ne infischia degli altri, dell'ambiente e che si circonda di belle statuine, privo di scrupoli quando si tratta di fare soldi, è ormai un modello in negativo del nostro presente. Fin qui tutto chiaro. Ciò che non mi è chiaro è il passaggio che porta a sostituire un modello negativo come quello citato ad un altro apparentemente positivo, ma in realtà pericoloso e figlio del narcisismo quanto quello. Mi riferisco ai giusti. Sono iperambientalisti, ipertolleranti, iperdemocratrici, iperimpegnati, iperindignati che, forse per pacificare la loro coscienza, non perdono occasione per ostentare la loro nobiltà d'animo. Sono i nuovi predicatori laici. Sono chic, li trovi ovunque, al supermercato o in TV e ci dicono quanto sono contrari al metano e al petrolio, quanto orrore provano per i politici corrotti, quanto rispettano gli animali, quanto siano a favore degli uteri in affitto o delle adozioni da parte dei gay e via dicendo. Sono sempre

Cambio rotta

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Un tempo il mio colore preferito era il nero. Oggi l'azzurro. Mi sembra un'altra persona quella che iniziò l'Università. Ma anche assai diverso da ora è, per fortuna, il Filippo che cominciò a insegnare.  Cambio  rotta. Il disincanto che a vent'anni mi faceva orrore, ora, forse, mi dà serenità e sarà la mia salvezza. Lo scrivo oggi, qui, per ricordarmelo. Cambio rotta. Meno coinvolgimenti, meno furore, meno inquietudine: basta, storia vecchia. Non vorrei mai tornare indietro ed essere quello che ero. Movimento, movimento incessante, vita. Sia concesso, a me, il dono dell'oblio...

I tre western di Claudia Cardinale

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Claudia Cardinale è stata per anni un'icona dotata di un fascino smemorante, di uno sguardo carico di erotismo malioso, ma allo stesso tempo listato d'inquietudine. La Cardinale ha lavorato con i più grandi maestri del cinema mondiale. Da Monicelli a Visconti, da Fellini a Edwards a Leone, solo per citarne alcuni. Ha raggiunto la popolarità al suo esordio, a vent'anni, nel 1958 con  I soliti ignoti . Nella sua filmografia sono presenti tre western: l'ottimo  I professionisti  del 1966 di Brooks, in cui ritrova Burt Lancaster dopo  Il Gattopardo , il capolavoro di Sergio Leone  C'era una volta il west  del 1968 e il farsesco e dimenticabile (se non fosse perché fa coppia con Brigitte Bardot)  Le pistolere  diretto, nel 1971, da Christian-Jaque. Nel primo dei tre è l'amante di Raza, interpretato da Jack Palance, in una pellicola in cui lo spettacolo e l'azione sono immerse in un'atmosfera di ribellismo malinconico. Al meccanismo tipico di fi

C'era una volta un corso di scrittura erotica promosso da "Bottega editoriale"

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La vita riserva sempre noiose sorprese. Un pomeriggio - sono a casa dei miei, mi pare per le vacanze di Natale - mezzo addormentato sul divano prendo il cellulare e vedo che qualcuno ha condiviso la notizia che "Bottega editoriale" terrà tra gennaio e febbraio un corso di scrittura erotica. L'idea non mi pare niente di che, non credo molto in tali corsi. Ma quello che attira subito la mia attenzione è l'incredibile post di lancio pubblicitario che pubblico qui sotto (meritava di essere fotografato). Non credo a quel che leggo! In genere mi faccio i fatti miei, su FB si leggono spesso sgrammaticature e contorsionismi nemici della lingua italiana; ma questa volta rimango allibito perché dietro un post di ricercata bruttezza vi è anche l'intento di insegnare qualcosa. Allora, in un impeto di noia mi lascio andare ad un tiepido commento (sotto riportato).   Rimuovi Filipp