Strafatto per un po'

Agosto langue e a me, sdraiato sul divano della veranda, fra i profumi della campagna e il mare ad un passo, tornano alla mente ricordi di estati lontane.
Sembro un fumatore d'oppio, mastico ricordi, mi eccito all'idea del futuro.
Nel mio saliscendi di emozioni e visioni, ripenso a Mastriani, scrittore napoletano del Secondo Ottocento ormai totalmente dimenticato. Nemmeno l'invito di Croce ad occuparsi di lui è servito a nulla. Napoli, la sua Napoli, lo ricorda appena per un muro, un pezzo di strada. Lo dimentica, insomma. Come ancor più gravemente avviene per De Marchi, di levatura superiore.
Chi legge ancora questi due scrittori di successo? Che fine ha fatto la loro fama? Ariosto aveva ragione, tutto si perde quaggiù e non c'è che l'ironia quale unico anestetico alla coscienza del limite e dell'effimero.
Eppure pensare a questi dimenticati invoglia a farmi solleticare dall'oblio.
Erotizzare l'oblio... 
Da lontano qualcuno canta una canzone, la discoteca non è ancora molesta.
Non c'è nessuna ragazza con me, non un'amica, non un'amante.
Si sta bene così.
Il giullare è a riposo, strafatto, ubriaco d'oblio, in penombra. Vaneggia e la notte gli vela lo sguardo, lo tenta, lo inganna.
La morte no!
La morte mai!
L'amore e la carne per sempre.


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