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Visualizzazione dei post da 2017

All'ombra de' depressi

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All’ombra de’ depressi di fronte a gote rosseggianti di pianto è forse il sonno della scuola men duro? Ove più il Sole per me nelle classi non fecondi queste tristi gabbie di sordidi animali, e quando ebbre di putrescenze a me non più danzeranno le ore buche, né da te, tristo amico, udrò ancor le strida e la grande sapienza che li governa, né più nel cor mi parlerà il d.s. dalle burocratiche muse vinto, unico spirto a mia vita precaria, qual fia ristoro a’ dì perduti pensione che distingua le mie dalle infinite ossa che in terra e in mar semina Scuola? Vero è ben, Dirigente! Anche la Scienza, infima Dea, fugge la scuola; e involve tutte cose la follia nella sua notte; e un Ministro operoso le affatica di burla in burla; e il docente poi e le sue cure e le speranze e programmi e noie traveste il tempo.

"La ballata della regina senza testa" (primo capitolo)

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Più tardi, quando il loro dibattersi giunse alla fine, mentre il frate carezzava il viso di Martina con benevolenza, le sussurrò: – Mia cara, se avessi saputo che eri vergine avrei cercato di impiegarci un po’ di tempo in più. Martina, di rimando, voltandosi per il pudore che le imporporava le guance, sfiorando il polso del frate: – Se avessi saputo che avevate intenzione di impiegarci più tempo, mio caro amico, mi sarei anche spogliata.  "La ballata della regina senza testa", Condaghes, 2017.

Rêverie

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EST.TEATRO GIORNO Siamo all’esterno di un teatro. C’è una locandina in primo piano che si riferisce alle prove di una rappresentazione che ha anche a che fare col cinema. La ripresa si allarga per mettere a fuoco una pistola, poi il viso di un uomo dall’aria per niente rassicurante, con un cappello in testa ed un impermeabile scuro. L’inquadratura si allarga fino a mostrarci che non è solo, ma in compagnia di altri due malintenzionati come lui, armati di mitra. Sembrano dei gangster usciti dal "Padrino" o da "C’era una volta in America" Sono, in fondo, tre fantasmi del cinema del passato che ritornano per uccidere. L’uomo con la pistola è il capo, lo capiamo perchè con un cenno invita i suoi compagni a entrare. Tutti e tre varcano la soglia del teatro. INT.TEATRO GIORNO I tre killer camminano lentamente e si dirigono verso la platea. In platea non c’è pubblico, solo due persone sedute in prima fila. Possono essere il regista e il suo collaboratore, d

In conflitto col sistema

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Se vuoi essere accettato dal contesto devi farti amare da questo. Devi sposarle, le sue liturgie; devi accoglierlo, il suo immaginario. O almeno una fetta assaggiala. Ognuno ha la sua porzione, la sua fetta nel grande circo, le sue bandierine, i suoi colori, i suoi santi e i suoi leaders. Loda una parte della torta, almeno, e farai parte dei convitati che si abbuffano, che al pranzo partecipano. Libertà o uguaglianza? Al mercato trovi la tua divisa. Stai di qua, dai, dai tristi santoni che combattono per il bene di tutte le genti, concreti, severi, morali, inclusivi, accoglienti, amanti della cultura, che si sentono bene quando su facebook risvegliano le coscienze pubblicando le foto di bambini denutriti. Oppure stai di là, dai, fra i cultori del cafo maior , col soldo compri tutto, fra feste, polverine incantate, allegria, ballerine, nani, ignoranza tronfia, che danno a tutto un prezzo, soprattutto alle emozioni. Altrimenti fatti spazio fra i buoni della rete, dai, quelli che

Hasta que llegó su hora: fuego y passion

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Prendi gli stereotipi del western classico: il vendicatore solitario, il killer senza scrupoli, la prostituta in cerca di redenzione, il bandito romantico, l'affarista smanioso di denaro. Falli muovere come burattini accompagnati dalle musiche eterne di Ennio Morricone. Inseriscili in sequenze che richiamano (magari rovesciandole) quelle di altri famosi western come Mezzogiorno di fuoco. Accompagna il tutto con le ossessioni personali e i temi più cari: l'innocenza perduta, il tempo, l'infanzia, la nostalgia, il massacro di una famiglia, l'amicizia. Ecco che prende forma la danza di morte messa in scena da Sergio Leone: C'era una volta il West . Tra malinconia, ironia, poesia. Il titolo spagnolo è, sebbene molto diverso, assai evocativo, quasi quanto l'originale. Hasta que llegó su hora . Perché lo ricordo ora? Ovvio, perché sto scrivendo un western...

Lettera di Topo Gigio a Luigi di Maio

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Caro Luigi, amico d'infanzia con il quale ho condiviso letture di Topolino e numerose chiacchierate di fronte al caminetto della nonna sull'onestà, ti scrivo. Ti scrivo perché ci sono rimasto un po' male - quasi mi sono offeso - quando hai detto che i riferimenti politici tuoi e del Movimento Cinquestelle sono Berlinguer, Almirante e la Democrazia Cristiana. Mi aspettavo che facessi anche il mio nome, anche perché quando succhiavi il tuo pollice, bambino già prodigioso, ascoltavi con tanta, ma davvero tanta, attenzione le favolette che raccontavo ai bambini. Ed io, un po' più grande di te, ero per la tua fervida fantasia - sono parole tue - il faro illuminante. Mi dicevi che ero il tuo fratello maggiore e che a me ti saresti ispirato in futuro. Ricordi che volevi diventare il Topino di Maio e comporre insieme a me un fantastico duo che avrebbe tanto coccolato le menti dei bimbi con le nostre storielle? Caro Luigi, mio amico e irriconoscente allievo, ora che sei

Dalla Toscana con amore

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Io un po' Pinocchio lo sono sempre stato. Magari anche senza volerlo e senza rendermene conto. Dalla Toscana arriva ora un bastimento carico di novità.  Dalla terra di Pinocchio a uno dei tanti nipotini di Pinocchio.  Bello, no? Sì, certo, in Toscana non c'è solo Collodi. Lo so: Firenze, Certaldo, eccetera eccetera. Però a me piace pensare che sia la favola a muovere il vento che porta verso me questo bastimento carico di novità, con leggerezza, in punta di piedi. E con tanto, ma davvero tanto, amore...

Gli italiani visti da lontano

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Ecco i punti chiave di una relazione dell'ispettorato dell'immigrazione, anno 1919; luogo: Stati Uniti. Non è sul facile binomio "chi di spada ferisce, di spada perisce" sul quale voglio soffermarmi. Non sull'ironia (tragica) della sorte. Su altro. Divago, come al solito, con la consapevolezza di non aver capito granché sull'esistenza.  Il mio bisnonno emigrò in Australia in cerca di fortuna. Sono, dunque, anch'io migrante; nel sangue, come lo siamo tutti. Rileggendo queste righe offensive con attenzione, però, mi accorgo che c'è del vero: gli italiani di allora erano certamente più bassi e più scuri degli yankee (migranti a loro volta, dopo aver massacrato gli autotoctoni), spesso erano poco puliti perché versavano in miseria e, a volte, si associavano per delinquere (e per proteggersi). Si sprecano le vicende sulle imprese criminali dei mafiosi italiani. Sebbene qualcosa di vero non manchi, ciò non toglie che il documento non mi pia

La ballata della regina senza testa (2017)

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Leggo notizie sempre meno commentabili e sempre più commentate, con dovizia di spiegazioni, dietrologie. Pare che in tanti abbiano risposte, insomma. Io, invece, non so che cosa dire. Mi comunicano che La ballata della regina senza testa  è in libreria, seconda edizione riveduta e corretta, pubblicata da Condaghes. Questa è la mia notizia, nonché la mia risposta. La storia di una bambina che nasce senza testa e che non può recepire immaginario e modelli che le vogliono inculcare è metafora, per me, del nuovo, del nuovo sano. Le risposte, per la mia protagonista, erano pericolose, castranti, necrofile. In nome della verità si uccide, più difficile risulta farlo nel nome del dubbio. Sì, è vero, c'erano storie d'amore e inseguimenti, foreste magiche e donne bellissime. Ma io scrivevo liquidando un intero sistema di valori, prettamente e tipicamente italiota.  La ballata della regina senza testa non cambierà nulla, lo so. Il suo compito, mentre scrivevo, era quell

Quel mio vecchio vizio (2017)

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Mi piacciono le rotaie, portano lontano. Oppure preannunciano un arrivo. Mi piace guardarle quando non c'è il treno, magari seduto sui talloni, ad altezza di bambino. E mi piacciono proprio quando non conoscono curve, ma dritte, di quelle che si perdono all'orizzonte, come nei film western. E mi affascina l'immagine di un ragazzo con il mantello, capelli neri e lunghi, magari con una chitarra a tracolla, che vi cammini lentamente e venga verso di me senza vedermi. Ha forse pantaloni di pelle e credo che voglia continuare a camminare a lungo, senza fermarsi alla stazione che proprio ora raggiunge. E non sa che nascosti intorno ci sono tre che lo aspettano. Non hanno buone intenzioni ed io non posso nè voglio avvertirlo. E l'immagine diventa improvvisamente necessità di raccontarla, esautora qualsiasi anestetico, qualunque sostanza vagamente stordente. Uno dei tre è appoggiato al muro, occhi chiusi, barba lunga, cicatrice a forma di mezzaluna, qualcosa che e

Pirandello: l'immagine, il cinema.

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A centocinquant'anni dalla nascita di Luigi Pirandello mi viene in mente che fu uno dei primi a rendersi conto di quanto il cinema avrebbe cambiato e trasformato qualsiasi approccio all'arte e al suo sistema complessivo. L'idea che uno schermo bianco accolga delle illusorie ombre rimanda, per analogia, al teatrino di altre ombre, quelle cinesi, che in C'era una volta in America, oltre ad avere una specificità metonimica all'interno della diegesi, diventano simbolo, se non essenza stessa, del cinema. Nel 1916, con I quaderni di Serafino Gubbio operatore ( allora intitolato ancora Si gira) , coglie con lungimiranza eccezionale questo aspetto. Anche Walter Benjamin non si perita nel suo celebre saggio L'opera d'arte nell'epoca della sua riproducibilità tecnica di citare   proprio I Quaderni del figlio del Kaos. Pirandello non amava il cinema parlato, capiva perfettamente che tale nuova forma d'arte era nata dall'immagine e nell'imma

In uscita gli Atti MOD 2013: "La letteratura della letteratura"

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I primi due/tre minuti

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EST.giorno prateria Fucile in primo piano, caricato per sparare. Pistola in primo piano, il grilletto che viene alzato. Altro fucile caricato in primo piano. Altra pistola, questa volta estratta dal cinturone. Sette/otto primi piani su armi da fuoco pronte a regalare piombo. Cominciano i titoli di testa. Una diligenza ferma, i sei viaggiatori a terra con le mani alzate. Tre uomini e tre donne atterriti, tremanti, le fronti aggrottate. Il postiglione e il suo compagno  sono immobili, sudati e impolverati. Uno tiene le briglie, l'altro il fucile. Sono molto nervosi, uno si morde le labbra, l'altro butta più volte lo sguardo al suo fucile poi sbarra gli occhi, scuote appena il capo, abbassa il fucile, poi lo lascia cadere a terra. I sei passeggeri con le mani alzate: ben vestiti, abiti cittadini. C'è una donna robusta, fra loro, con i boccoli biondi che respira affannosamente. La macchina da presa si sposta indietro e lasc

La profonda superficialità di Andrea Scanzi

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Ho letto ora un post di Andrea Scanzi, credo dettato dagli orrori che la cronaca riporta in relazione all'omicidio di Alatri. Sono rimasto perplesso da tanta superficialità spacciata per profondità. Lo riporto di seguito, poi lo commento. Non so esattamente quando sia successo. Forse quando ho finalmente avuto il mio primo cane, forse quando ho imparato ad andare a cavallo e mi sentivo libero, fossero i boschi di Cortona o la Camargue. Forse quando sono diventato vegetariano, forse quando ho visto certi sguardi umanissimi di non umani. Non so quando, e probabilmente neanche lo avrei voluto. Ma è successo: provo sempre più empatia per il mondo animale e sempre meno per la specie umana. E' una razza che troppo s pesso mi fa semplicemente schifo. Conosco persone straordinarie, ne incontro ogni giorno nel mio continuo viaggiare. Solo che questa bellezza umana è sempre più sotterrata e calpestata dalla viltà: dall'ignoranza, dalla violenza. Dalla più smodata, e crassa, d