25 anni fa moriva Sergio Leone

Mi ricordo molto bene il 30 aprile del 1989. Guardavo il telegiornale con mio padre e diedero la notizia della morte del grande Maestro inventore di un nuovo linguaggio cinematografico che ha rivoluzionato nel profondo la Settima Arte.
Se ne andava per un infarto Sergio Leone.

In omaggio alla sua memoria, quella sera, su Rai Uno, trasmisero Il buon il brutto il cattivo. Avevamo tutti i film di Leone registrati in VHS, ci mancava solo quello. Lo registrammo, con un certo dispiacere. Lo avevo già visto tante volte anche quel film, lo rividi di nuovo quella sera con una strana sensazione.
Non sapevo che il Maestro stesse lavorando alla realizzazione del suo film sull'assedio di Leningrado: De Niro sarebbe dovuto essere il protagonista, il budget sarebbe stato, come al solito, da kolossal (chi oggi in Italia - per non dire in Europa, a parte Luc Besson - può vantare un simile credito internazionale da intraprendere una mega coproduzione con Russia e Stati Uniti?), il tono mitico, epico, romantico. Si sarebbe dovuto intitolare Laggiù nel Nord. Lontano Lontano. Bel titolo, suggestivo, richiama l'idea della fiaba. Aveva, inoltre, scritto da poco un nuovo western, Un posto che solo Mary conosce, che sarebbe dovuto essere interpretato da Gere e Rourke, all'epoca all'apice del loro successo. Io ho letto parte di quel trattamento (scritto con Fulvio Morsella) ed in esso è facile rinvenire le costanti dell'universo leoniano, la sua ironia, la guerra civile e i treni, gli amici-nemici e il cappio intorno al collo, l'avventura e la disillusione, l'epos e la morte. E struggente, intenso si mostra il finale.
Nulla, niente è stato realizzato, la morte ha congelato il flusso della vita e con esso l'emozione dell'arte, quella spinta propulsiva che regala uno sconfinato attimo di immortalità. 
Quando rivedo i capolavori di Leone (spesso, molto spesso) mi viene un sorriso amaro. Cos'è il cinema italiano oggi, esclusi Sorrentino e Tornatore?
In questo Stivale da operetta non si pensa più in grande, si inseguono i gusti di debosciati quattordicenni, proliferano insulsi tributi alla mediocrità che caratterizza l'Italia, si susseguono vanzinate, cinepanettoni, checco zalonaggini ragazzine che piangono per amore, mogli insoddisfatte e disgustose famiglie ansimanti in disgustose cucine che intorno a disgustosi tavoli imbanditi si abbandonano ad un mesto ciangottare su famiglie allargate, puerili e qualunquiste esternazioni pseudopolitiche. E via così in nome del vuoto.
L'Italia è forse destinata allo sfacelo perché Cinema, Musica, Letteratura non producono immaginario, riproducono il nulla del nostro tempo. Avevo scritto qualcosa di simile anni fa con La ballata della regina senza testa. Certo, non avevo previsto Grillo, ma ci ero andato vicino quando raccontavo di Nulloisti e Ipnofagi.
Ciao Grande Maestro...

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