Cipro

Cipro è come una ragazza fascinosa, stanca dei suoi tanti amanti, con le carni abbrunite dal sole e il sorriso di chi ha provato spesso il piacere di essere posseduta, l'abbandono di esser stata travolta nel crepuscolo delle orge, l'orgasmo di un autunno senza fine.
Incupita dalla sua sensualità, irredimibile nel lento lambire delle onde i suoi fianchi smemoranti.


Io ci sono stato, a Cipro, in quella terra in cui le ragazze avevano il sapore buono della partenza e nello sguardo le macchie dell'addio.
Io ci sono stato, a Cipro, Isola delle Memorie, di divinità dismesse, di pregiati mercati di stracci, ancora vivi nelle urla di imbonitori mesti, affranti, spenti.
Io ci sono stato, a Cipro, perché ho ancora una storia da raccontare, un romanzo da scrivere, una convenzione da sbeffeggiare.
Io ci sono rimasto, a Cipro, che tanto non importa alla gente se hai un destino nelle stelle da rinnegare, perché l'abiura per quelli come me è la mendace verità da perseguire.
Io mi sono perduto, a Cipro, perché la nave doveva partire, il capitano dava spiegazioni sul lusso che ognuno poteva sognare di possedere e io ho con la nostalgia dell'infanzia un conto aperto che nessun sapiente razionalista potrà mai vendere alla ragione.
Io un giorno tornerò, a Cipro, perché la mia battaglia non finirà mai e, lo sai anche tu, anche se volessi le regole non le riesco proprio ad imparare...


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