Cipro

Cipro è come una ragazza fascinosa, stanca dei suoi tanti amanti, con le carni abbrunite dal sole e il sorriso di chi ha provato spesso il piacere di essere posseduta, l'abbandono di esser stata travolta nel crepuscolo di un autunno senza fine.
Incupita dalla sua sensualità, irredimibile nel lento lambire delle onde i suoi fianchi smemoranti.


Io ci sono stato, a Cipro, in quella terra in cui le ragazze avevano il sapore buono della partenza e nello sguardo le macchie dell'addio.
Isola di memorie, divinità dismesse, pregiati mercati di stracci, ancora vivi nelle urla di imbonitori mesti, affranti, spenti.
Quanti anni son passati... troppi volti persi per sempre. E chissà quanto abbracci il tempo mi ha costretto a tradire.
Io mi sono perduto, a Cipro,  davvero non sai quanto, ma la nave doveva partire, il capitano dava spiegazioni sulla rotta che ognuno poteva sognare di possedere ma io ho con la nostalgia dell'infanzia un conto aperto che nessun sapiente razionalista potrà mai vendere alla ragione.
Un giorno forse tornerò laggiù, per provare per sempre a dimenticare.


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