La pace della guerra

Toccherà ad un premio Nobel per la pace scatenare la nuova guerra. 
Motivazioni? La Siria minaccia la pace. 
Risoluzione del problema: iniziare, appunto, una guerra contro il cattivo di turno che minaccia la pace al fine di mantenere la pace nel mondo.


Che cosa mi sono bevuto?
Nulla. Questa è la nuda cronaca, il paradosso mesto che ben simboleggia sia il nostro presente, sia la natura bestiale della razza umana.
Credere a questa assurdità in salsa ecumenica, oppure pensare che ci possa essere qualcosa dietro?
Per esempio: l'economia americana ha fisiologicamente necessità di una guerra per girare meglio, per ossigenarsi, per rinvigorire con un umile atto umanitario e muscolare la sua salute, nella sfibrante girandola che il Mercato impone. Con un attacco mirato (dice il nobel per la pace) si darà una lezione alla Siria, in nome della giustizia di tutte le genti. 
E si darà una mano agli armatori. 
Ma non è che l'acquisto dei necessari e pacifici F135, o come diavolo si chiamano, non è che questa spesa folle, allora, si dimostra sensata nell'Italietta dei Miracoli a credito? Armiamoci, la guerra riparte.
Allora non è che c'è un disegno sotto covato da anni? Ma certo e non ci rimangono che le sfilate, le fiaccolate per la pace, lo sdegno collettivo per l'ennesima guerra che ci salverà tutti, perché impedirà altre guerre.

Sempre che ne usciamo vivi.


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