Prefazione a "Colte Idiozie"
Portatemi
un circo e vi dirò che cosa potreste essere.
Nella
gabbia dei leoni, fra tigri assonnate e l'esuberanza di elefanti, fra pagliacci
esagitati e scosciate trapeziste voilà,
il miracolo è fatto. Tra le lame di coltelli dell'allegro lanciatore, fra le
lacrime di coccodrilli in passerella - e la musica a rimbombare e l'applauso
all'imbonitore - ecco a voi lo specchio che rovescia su di noi lo sguardo
ritornato per, se non proprio a capire, provare a indovinare dove arriveremo.
Tra
saltimbanchi e parvenue le colte
idiozie trovano spesso luogo e ci danno la misura non tanto di che cosa manchi,
ma di quale immaginario si affacci dietro la coltre di gaffes, sproloqui e puro nonsense.
Niente
retorica, insomma, né moralismo da pseudointellettuale sdegnato: le 'perle' qui
raccolte sono il frutto di anni di esami e interrogazioni nell'ambito
umanistico, in special modo in quello letterario. Gli autori, che sentitamente
ringrazio, sono studenti di liceo e università, a comprova di quanto pittoresco
e accidentato sappia essere il percorso formativo che informa l'italica prole
in generale e i virgulti sardi in particolare.
Cerco
la risata come consenso?
No,
sarebbe troppo facile e rassicurante.
Cerco
quella feroce del dissenso?
Neanche,
è pieno di saccenti eremiti che giustificano la propria sapienza semplicemente
non sporcandosi le mani, rinchiusi nelle loro case, autoesiliandosi dalla
comunità. Ma che bravi, sembrano quasi veri.
Quel
che cerco è un tornaconto personale?
Troppo
stupido come modo, tenterei con qualcosa di più alto e nobilitante.
E
allora che cosa giustifica questa cernita impura? Perché raccogliere dolorosi
sassolini e insanguinati e farne un peso da caricare sulle spalle?
Per
vizio, vezzo o sollazzo?
Per
cambiare il mondo o per evitare che questo avvenga?
Per
lanciare un monito ai posteri mostrando quanto caduca sia la via delle Lettere
in uno spicchio di Civiltà Occidentale, meno europea di altre, sotto l'egida
del Mercato libero?
O
forse per invitare le generazioni venture a cotanto amabil riso?
La
risposta è, in fondo, nella negazione di ogni vostra certezza.
Chiaro,
no?
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