Le emorroidi di Superman

Clark Kent si dirigeva verso l'antica acciaieria dismessa, quasi ansimante per il caldo.
Aveva appuntamento con Zembrka, la gallina dalle corde vocali di amianto che col suo coccodè effondeva i suoi effetti taumaturgici agli sventurati: chi sognava di vedere lucertole in tanga, chi, molestato da un tripudio di parafilosofico nichilismo demagogico, aveva da poco ascoltato i lazzi drammatici di Grillo, chi aveva lottato per salvare il mondo e rendere più luccicante il pelo dei gatti, chi leggeva senza ritegno Hegel; alla coorte di disgraziati il fato concedeva Zembrka.
Anche il buon Clark Kent aveva i suoi problemini, ini ini: da poco si era scontrato con Lex Luthor e Magneto, poi il simposio tenuto da Hulk e i suoi avvenenti sodali, che amabilmente si esibivano in colte e sprittacialiche dissertazioni sulla prosa di Soldati e sulla meditazione relativa a Burke dei Cugini di Campagna, lo aveva, in qualche modo, gratificato per aver udito alla radio lo starnazzare di un certo Fabrizio Moro, Carneade illustre in preda a singulti cinquestellini. Il buon ragazzotto, Kent, aveva voglia di lasciar cadere dai suoi occhi X qualche tiepida lagrimetta.
Superman aveva le emorroidi! Ma tale incertificabile sofferenza lo aveva colto dopo aver letto un agile manuale di critica letteraria di 657 pagine dal titolo Modernismo in absentia, di Paonello Fanobriasco. In questo incommensurabile capolavoro consegnato all'immortalità e alla carta riciclata, il cinquantenne Fabrionasco aveva dato prova di esemplare modestia. 
Era un cinquantenne goffo, non bello, dalla vocetta da micetto rauco, il Fanobriasco, che in adolescenza non aveva appagato il suo ego e che ora, nella piena maturità, vendicava il suo passato corteggiando le sue studentesse di trenta anni in meno di lui, nella deliziosa e dolcissima speranza che l'immortale sua prosa avesse incatenato i sensi delle ragazzette al grigio del suo pelame, al pallore del suo volto, alle sue camicie sgualcite. Ma era un beffatore beffato dalla sua stessa grandezza.
Superman, dal canto suo, buono a menare le mani, ma non avvezzo a simili sottigliezze, aveva somatizzato nel luogo più simile alla bocca del caro Fanobriasco tutta quell'irruente, anarchico-individualista cultura dello scrivente, maestro di Civiltà.
Quel giorno la gallina forgiò per il nostro supereroe le sue note più medicamentose, balsami in grado di lenire affanni, critica letteraria superomistica ed emorroidi.
E superman tornò a volare libero nel cielo.

Peccato ignorasse che il fu timido Fanobriasco stava per dare alle stampe Eros retrosternale nell'infelice Sicilia di Brancati, Tomasi e Bufalino!

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