Zero in condotta


Che fa, presidente, non sorride? Meglio, non mi sorride?
Perché proprio a me, che faccio di tutto per non urtarla? Lei che esibisce nei suoi sorrisi la bontà del lavoro del suo odontoiatra di fiducia, sa tollerare l'inghippo di chi, pur non volendolo, è come non si dovrebbe.

Ho usato farmaci procinetici in abbondanza e ho mandato giù i giusti che in nome della morale e della ragione hanno bruciato case, mogli e figli degli appestati. Ho coltivato il gusto chic per i sottomessi, i sottoproletari buoni che più buoni non si può, pure con quelli che sono anche peggio di loro. Ho abiurato l'ottimismo buonista, ho sbeffeggiato il pessimismo immobilista, ho leccato l'individualismo, ho indossato gli abiti fatti su misura di buon grado.
Ho letto in questi giorni della candidata che si esibisce in bikini e ho letto, senza nausee, fastidi o reflussi, la parata di intellettualissimi che, pur avendo tanto serio lavoro da svolgere, specie di questi tempi, hanno voluto affrontare tale ineludibile argomento. E Destra, Sinistra, Alta, Bassa e persino giornalini parrocchiali come "La Nuova Sardegna": tutti in fila, tutti carichi di vindice cultura in nome della sapienza, soggiogati dalla zoppa musa e ineffabile dell'Intelligenza Occhialuta.
Ho riso, Presidente, ho riso, perché tutti simpatici, spassosi, molto conformisti nell'atteggiarsi ad anticonformisti, abili parolai di solitudini incravattate a disquisire di simbologie legate al deretano, alla politica italiana e ho pensato che sono così belli da sembrare veri. C'è tutta l'Italia in quelle titolate penne, non abbiamo nulla da interrogarci, è tutto troppo chiaro.

Allora rido e rido di cuore, ma poi soffro e mi chiedo perché lei, Presidente, di fronte al suo povero e squallido giullare, lei non parsimonioso nel sorridere a chi le chiede, sofferente e in lacrime, spiegazioni, perché proprio con me, che sono un povero diavolo, conserva quel torvo ghigno che non dovrebbe rivolgere a chi è solo un pagliaccio?

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