Per una lettura gotica dei "Promessi sposi"

Il romanzo gotico è detto anche fantastico, per via della sua indagine relativa all'occulto ed all'irrazionale.
Le atmosfere peculiari dei romanzi gotici (che vedono sostanzialmente la luce in Inghilterra, nella seconda metà del Settecento) sono intrise di mistero, mirano a suscitare la paura o addirittura il terrore (di conseguenza, come insegna Burke, sono strettamente connesse a sensazioni di piacere sublime).  A permeare le righe del romanzo gotico (o nero) è anche una costante tensione sadica, a volte esplicita, altre sotterranea (e per questo più disturbante).



L'ambientazione è sostanzialmente medioevale, poiché associata ad un'epoca buia, lontana, intimamente intrecciata e connessa con la repressione religiosa del periodo, al conseguente oscurantismo. Il Medioevo diviene, dunque, per gli scrittori del romanzo gotico, il periodo ideale nel quale dar vita alle loro storie, poiché associato a qualcosa di barbaro, di mostruoso, di nascosto. Si rivela sintomatico di tutto ciò il conflittuale rapporto che tale tipologia letteraria instaura con la religione cattolica: monasteri, chiese sconsacrate, cimiteri sono ossessivamente ritornanti. Non a caso, troviamo monaci[1] posseduti dal demonio o fanciulle costrette alla monacazione forzata. Anche i castelli sperduti e le foreste buie, insieme ai luoghi abbandonati, esercitano un forte fascino nei narratori gotici. Il castello più famoso è quello che ospita il famigerato conte Dracula, nato dalla penna di Bram Stoker (siamo, però, già nel 1897), a suo dire dopo aver dormito male, in seguito ad una cena troppo pesante.
I personaggi che si muovono nel contesto gotico sono caratterizzati da conflitti interiori laceranti: vengono raffigurati spesso come ambigui, misteriosi, preda di passioni violente o tormentati da pene d'amore distruttive. Una delle figure fondamentali del romanzo nero è la vergine perseguitata, già presente nella Clarissa di Richardson, nel Castello di Otranto di Walpole, e più ancora in Radcliffe e Lewis.
Gaspare Manzoni, figlio di Alessandro, rivela quanto suo padre avesse corteggiato a lungo l'idea di scrivere, in gioventù, un romanzo fantastico. Sebbene l'autore dei Promessi sposi non abbia portato a termine il progetto, è possibile rintracciare nel suo capolavoro sia la struttura del romanzo gotico sia, in filigrana, temi, personaggi, ambientazioni cari alla narrativa nera.

Struttura circolare: Quasi tutti i romanzi gotici possiedono struttura circolare. Una fanciulla comincia ad essere perseguitata da una forza che rappresenta il male o la perdizione e che mette a repentaglio la sua verginità e la sua stessa vita (spesso le due cose vanno a coincidere). Comincia così la persecuzione, la discesa esistenziale della ragazza, la fuga fino a giungere il momento di massima perdizione (l'ipogeo) che suole coincidere con un rapimento, una prigionia (in castelli o conventi) e una stretta vicinanza con personaggi spettrali e diabolici. Nel momento in cui tutto sembra essere perduto, per la protagonista comincia lentamente la risalita, a volte grazie al provvidenziale intervento di personaggi positivi, altre a causa dei sensi di colpa che travolgono il cattivo, in seguito alla frequentazione di tanta purezza e innocenza che circondano la vergine perseguitata. Al termine dell'incubo, la risalita dell'eroina indifesa è terminata e la situazione di serenità iniziale, antecedente all'irruzione del male, viene ripristinata. Tale circolarità si ripresenta perfettamente nei Promessi sposi: Lucia non può sposarsi perché è importunata da Don Rodrigo, sarà poi costretta scappare e a dividersi dal suo compagno Renzo, finirà nel convento corrotto di Gertrude, per poi ritrovarsi prigioniera nel castello dell'Innominato. Toccato l'ipogeo, ecco che Lucia comincia la sua risalita: l'Innominato è corroso dal senso di colpa e si pente, poi interviene il Cardinale Borromeo (il 'Buono' forte) che la protegge, infine arriva la peste a purificare dal male. Da tenere in debito conto la valenza simbolica del nome dell'eroina indifesa. Lucia significa portatrice di Luce, di bene, è simbolo della stessa forza divina. Mondella, il cognome, richiama, etimologicamente, l'idea della purificazione, del mondare dal peccato e dal male.

Personaggi affini alla narrativa gotica: Lucia si qualifica da subito come la perseguitata, l'eroina in fuga, casta, innocente.
Don Rodrigo come il persecutore. Egli rappresenta il Male, è circondato da sicari e assassini (il Griso, il Nibbio) ed esercita il suo potere per soddisfare i suoi desideri.
Gertrude è la monaca costretta alla monacazione forzata. Dalla repressione che ha informato la sua educazione ed infanzia prenderà il via la torbida attrazione per il male. Ella si lascia coinvolgere dall'illecito amore per Egidio e sarà sua complice nell'omicidio di una suora e nel rapimento di Lucia.
Egidio, uomo senza scrupoli e amico dell'Innominato, rappresenta il maligno, il diavolo tentatore portatore di violenza, morte e perdizione. Manzoni lo definisce scellerato. Nel Fermo e Lucia il suo adescamento nei confronti di Gertrude è descritto minuziosamente: tutto ciò sarà abilmente sfumato, invece, nei Promessi sposi.
In qualche modo in anticipo sul Conte Dracula, l'Innominato è il signore del Male, nascosto nel suo castello, tormentato dalla sua natura feroce e dal senso di colpa per i delitti commessi. Nel Fermo e Lucia era il Conte del Sagrato e occupava, con la sua storia, numerose pagine all'interno del romanzo, successivamente sfoltite e rese implicite nei Promessi sposi.

Ambienti gotici: Il convento corrotto dal male e dominato da Gertrude ed Egidio e il terribile castello dell'Innominato sono descritti con la tipica sensibilità gotica. Persino dal punto di vista cromatico, Manzoni non si esime dal rappresentarli in tale angolazione. Si presti particolare attenzione al bianco e al nero che spesso accompagnano Gertrude (specie nel suo primo dialogo con Lucia) a sintetizzare conflittualità e torbida incombenza del male.

Tematiche simili: Il tema dello stupro si rincorre nell'opera. Quasi sempre in maniera implicita, se non addirittura simbolica. Cesare Segre evidenzia quanto questa tensione di violare con la forza qualcosa di sacro e intimo sia presente nella descrizione degli sgherri di Don Rodrigo che forzano cancelli e porte nel tentativo di rapire Lucia.
Altri temi ricorrenti sono la passione distruttiva e la perdizione: ne è vittima Gertrude, con tutte le conseguenze che conosciamo.
Il tormento: è quello che attanaglia l'Innominato e la monaca di Monza.
Il tema del Male è affrontato con problematicità e con la convinzione che contro di esso si debba combattere con tutte le proprie forze e con la fede in Dio.
La catarsi: è la peste finale che arriva a porre definitivamente fine alla vicenda, a dare una prospettiva spirituale alla storia, fortemente intrisa di tensioni morali e miranti ad educare e migliorare sia il singolo che la comunità. Nei  classici romanzi gotici, la catarsi (un incendio, un'epidemia, il crollo del castello ecc.) avviene spesso in maniera meccanica, senza tutte le implicazioni che la penna manzoniana sa restituire.






[1] Il monaco più famoso della narrativa gotica è Schedoni, tratto dal romanzo della Radcliffe. Questi è pallido esangue, dal passato misterioso; si qualifica da subito come diabolico, senza scrupoli né morale, mentre viene considerato dai suoi confratelli una specie di santo, addirittura un esempio da seguire. Rapisce una fanciulla ed è il suo spietato carceriere.

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