Il baricentro, la papera, l'anticonformismo

- Il problema è il baricentro. Dico, nel suo caso. Non si accorge che, a causa della gamba sinistra più lunga, tende a sostenere il peso più sulla sinistra?
La dottoressa è concreta, mi piace per la grinta che la anima. Io però penso, per la prima volta, al mio baricentro. L'immagine che ho visto dell'interno del mio corpo, risultante della risonanza di quattro anni fa, mi turba. 
E lei continua.
- Non si accorge che lei mette i piedi come un papera?
- Mi accorgo solo che faccio fatica a camminare, che non ho equilibrio - e poi penso che mi piacerebbe scrivere una canzone su Nonna Papera. Però è soprattutto il concetto del baricentro per i fatti suoi che mi prende. Equilibrio: dote o insania? Il cervello, il mio, come reagisce al mio bacino squilibrato? Non a livello fisico, ma come idee e sensazioni. 
- Via, esame baropodometrico - sentenzia. 
Quando si passa attraverso le forche caudine dell'adolescenza, nella smania di consegnarsi alle liturgie del conformismo, bisogna sballarsi di canne: sarà per il mio baricentro che mi sono rifiutato di unirmi al gregge? Non ne avevo bisogno, confondevo già bene realtà e fantasia. E mi sembrava davvero da sfigati, da voglio far parte anche io del branco. Conformismo, insomma. Che per me significa morte.
Il signore col camice che mi fa andare avanti e indietro, dopo la fisiatra, per il mio esame baropodometrico, è un istrione, va sopra le righe. E io mi confondo sempre di più, mi impaperisco nella deambulazione.
- Professò, cammina, dai, non ti distrarre. Non mi stai ascoltando? se fai così tu, come fai con i tuoi alunni?
- Ma io faccio teatro - rispondo un po' seccato perché penso al baricentro, alla papera che è in me, al conformismo, a chi dice: - io non faccio, io sono - . Spesso è un modo per dimostrare la vocazione verso un mestiere, per soddisfare un vezzo: ecco, allora, il necrotico IO SONO. 
Io sono un professore, io sono un critico, io sono un medico, io sono un avvocato, io sono  un... bla bla bla. 
Mentre cammino di fronte al lungagnone in camice penso che alla domanda: - Chi sei? - potrei rispondere come  Bronson in C'era una volta il west: - Rischi di non  saperlo mai - oppure - L'un tra l'uno e l'altro - oppure direi ciò che faccio. Faccio tante cose. Chi afferma: - Io sono un bla bla bla - è svevianamente sano, affetto dalla salute della vita. Non è che un pagliaccio, per me, chi riesce a farsi autore di una sentenza del genere, un nipotino di Guido Speier.
Io, però, cammino come una papera.
Voglio spiegare al signore che mi incalza la differenza tra l'eroe classico e quello moderno, voglio parlargli del baricentro, del conformismo, della vita come malattia mortale ma quello, giustamente, mi zittisce.
E allora mi eclisso, perché, in fondo, mi sarei lanciato a disquisire su Oreste e Amleto solo per difendermi da quella situazione paperesca. E allora l'anticonformismo con cui spesso mi bollano non è altro che un meccanismo di difesa?
Je crois, mais oui. Quel dommage...
La mia casa, quella dell'infanzia. Mi assale il passato, voglio nascondermi per un po'.
L'inghippo del mio mestiere è che devi sempre andare in scena (e a me piace molto la scena: in grande stile, luci, palco, applausi) però ho anche quel bisogno di nascondermi, quando mi va.
Stamattina, all'ospedale un signore mi stringe la mano, mi dice che gli capita di leggere il mio nome sul giornale. Io mi sento a disagio, quello è un luogo in cui vado malvolentieri e perciò ho maggiore necessità di nascondermi. Di non parlare. Mi chiede quando esce il prossimo romanzo, io rispondo tra qualche mese, prima dell'estate, e spero che non mi chieda il titolo perché come gliela spiego 'sta storia dei cani? Mi va bene, nessuna domanda sul titolo, mi guardo intorno, spaesato.
Anche stamattina, ne sono convinto, il mio baricentro squilibrato si è fatto sentire.
- Professò, cammini male lo sai? Hai bisogno del plantare. La schiena non te la salva, ma qualcosa te la fa.
- Ogni baricentro ha la sua voce.
Il dubbio amletico è: faccio la papera per colpa del mio baricentro o il mio baricentro si inchina per lasciarmi papereggiare?
E che credi, che non mi stia nascondendo anche adesso?
Da che?
Da chi?
Blake Edwars, mi viene in mente quel genio di regista, poi l'idea che il giullare si possa permettere di sbeffeggiare tutto per via della sua immunità, poi penso alla casa, alla malinconia, allo sballo come moda, al mio paperesco e fantasioso voglio andare sempre un po' più in là.
Oltre il giardino.
Magari, con altre papere.


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