"E se non piangi, di che pianger suoli?"

Come fai a piangere quando la tua squadra del cuore viene eliminata in coppa, quando una canzone struggente rievoca il tuo passato perduto, quando l'ultima puntata della tua serie preferita consegna un commovente epilogo; come fai, quando poi esulti per i morti in mare? Per i porti chiusi ai disperati?
Non mi voglio sentire buono, non scrivo questo a tale scopo. Ma per sentirmi umano.
Che significa essere clandestini? 
Si può essere clandestini della vita?
Si può essere stranieri a casa propria?
Si può essere stranieri nel mondo?
Si può concepire che un problema reale e complesso si possa provare a risolvere tutti insieme?
Se Tizio odia Caio, potrà mai un giorno risolvere dei problemi se ha bisogno del suo aiuto?
Se Caio ammazza Sempronio e poi piange per la morte del suo gatto che cos'è? Un uomo? Una bestia? Un italiano? Un clandestino? Un terrorista? Un fascista? Un europeo? Un civilizzatore? Un moralizzatore? 
Quando dici è finita la pacchia, per chi lo fai? Per i tuoi figli? Per la tua famiglia? Per la tua Nazione? Ma non apparteniamo tutti alla famiglia umana? Ma la Nazione che cos'è? A che serve costruire una società che non sia solidale? Credi che sia buonismo? Non pensi, forse, che sarebbe meglio chiamarlo buon senso? Oppure umanità? Non credi che ci possiamo educare ad essere migliori e umani senza per questo cadere nel buonismo?
Io ho la testa confusa, lo ammetto, sovraffollata di domande (spesso retoriche). 
Lo so che il problema è mondiale, la situazione complessa e difficile da affrontare.
Lo so.
Ma di una cosa sono certo: "Ben se' crudel, se tu già non ti duoli" pensando a quei seicento disperati sull'Acquarius, uomini, donne (alcune incinte), bambini.
"E se non piangi, di che pianger suoli?"


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