Briatore e il Billionaire: Costa Smeralda stuprata

Agosto 2018, ore 23. Sono in macchina, tra casa mia e il Billionaire; mi ferma un uomo di mezza età, calvo, spiritato. Ha un giubbotto catarifrangente e un arnese che s'illumina per attirare l'attenzione. Mi urla di girare a destra.
- Perchè?
- Briatore non vuole che nessuno scenda di qui.
- Questa strada è pubblica, mica di Briatore.
Alla mia risposta il tipo spiritato si altera, mi offende. Io gli rispondo per le rime, vado per la mia strada.

Flavio Briatore, uomo di modesto spessore culturale, in evidente affanno nel coordinare anche la più semplice proposizione, ha fatto le cose per bene. Si è circondato di leccapiedi di Arzachena - nani, ballerine, amasi - e fa ciò che vuole. Rilascia stomachevoli interviste ai giornali in cui pontifica sulle corrette strategie del turismo e intanto occupa strade con i suoi scagnozzi da quattro soldi, le utilizza abusivamente come parcheggi, viola costantemente le norme con decibel alle stelle per pompare la sua orribile musica.
Lo segue uno stuolo di leccapiedi arzachenesi, affannati a tappare buchi, a leccare fino in fondo, a fare ciò che tutti in fondo sanno, ma che nessuno denuncia.
Una signora, mia vicina, che osava lamentarsi della musica da stadio è stata invitata a vendere la casa e a partire lontano, perché questa ormai è terra del Billionaire, del Cafo Maior Briatore.
Intanto proseguono gli abusi, le ambulanze suonano a festa quando il Billionaire riapre i battenti, le urla e le risse si susseguono con regolarità. C'è chi soffre e c'è, invece, chi s'offre.
Laggiù, da Cagliari, nel dormitorio della Regione, ogni tanto qualche politico, persino il magnanimo governatore, nel suo dormiveglia, si perita di accogliere le riflessioni del bolso Flavio e di rispondere. Lo fa per scacciare la noia? 

I non sardi che hanno comprato casa nei dintorni della cloaca maxima di Flavione sono allibiti e sconcertati. Ma il Comune, che fa? Ma la Regione, dorme? si chiedono.
E allora capiscono che la Sardegna è in preda ad un sonno mortale.
E per sempre rimarrà colonia.















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