Oltremare - Fra incontri e poesie, di Marella Giovannelli

 La mia stima per Marella Giovannelli conosce la sua eziologia negli anni Novanta quando, in veste di giornalista, venne da noi studenti del Liceo Classico Gramsci di Olbia per un servizio sul "Progetto giovani", in cui Paolo Idini, caro amico di sempre, aveva il ruolo di Deus ex machina. Mi colpì, allora, l'intelligente eleganza di Marella, nonché la sua sensibilità nel raccontare sogni e disagi della mia generazione. 

Negli anni che sono seguiti ho avuto più volte la fortuna e il piacere di incontrarla, ho letto e apprezzato la sua raccolta di poesie Il giostraio a riposo e mi ha persino onorato presentando, nel 2017, L'uomo che lottava con i cani, il mio libro più bizzarro e fuori dagli schemi. Per me è stato, quindi, particolarmente emozionante leggere Oltremare - Fra incontri e poesie, la sua ultima fatica letteraria.

A quale genere letterario ascriverlo? Abbiamo la prosa, la poesia e la fotografia (amalgamate con gusto). Un poetico libro fotografico? Meglio, un fotoprosimetro in cui gli incontri costituiscono la poesia dell'esistenza, in una geografia emotiva che si sostanzia di immagini che hanno nel mare e nel paesaggio della Sardegna (ci sono anche le querce di Orgosolo) un'atmosfera sospesa di fiaba e dolore, ricerca d'amore e di bellezze che s'intride nei versi della poetessa olbiese. 

Nelle liriche si susseguono eleganti contemplazioni del miracolo della natura in cui alita un desiderio mitico di luoghi che avvincono, seducono, incantano (Porto Rotondo, ma anche Tavolara) a momenti in cui la carne dei sogni diviene protagonista di uno scontro con la dimensione del dolore e della perdita che si 'gioca' nella stanza dell'anima in cui si rinviene quella fiamma soffocata, ma mai spenta. La tensione al movimento e alla creatività si riafferma, quindi, in una dimensione in cui l'indomita femminilità celebra un sincero e profondo attaccamento alla vita e alla poesia.

Tutto ciò non viene meno nella parte in cui è la prosa a succedere al verso e lo fa sintonizzandosi nella dimensione del ricordo: sfilano così volti storici, rappresentanti di una aristocrazia emotiva e affettiva che Marella racconta con nostalgia. Monica Vitti, sorella, Marta Marzotto magistra elegantiarum, Paolo Fresu carismatico trombettista e poi Nori Corbucci, Pinuccio Sciola, e tanti altri. In particolare, nel racconto dedicato alla grande attrice di Antonioni Marella restituisce immagini vivide di pienezza, affetto, gioia e condivisione che portano il lettore indietro nel tempo e gli regalano la sensazione di essere presente nell'ora dei giochi e dei sorrisi.

Un libro che, come la sua autrice, sa essere elegante e profondo e che è stato, per me, un viaggio suggestivo. Lo consiglio. Vi è, inoltre, un altro aspetto che rende il testo speciale, ma questa volta solo per me: è la dedica che l'autrice mi ha scritto. Non la pubblico proprio perché la custodisco come si fa con ciò che è prezioso, senza quindi esibirla.

Grazie, Marella.





Commenti

  1. Grazie Filippo per questa bellissima sorpresa. Hai colto l'essenza delle mie poesie, il turbine che le ha generate e le emozioni che mi hanno spinta a scrivere i racconti.

    RispondiElimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

Per una lettura gotica dei "Promessi sposi"

Ariosto: Alcina, l'illusione e il reale da drogare

Il gattopardo: la trama e la metafora decadente dell'esistenza.