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Visualizzazione dei post da giugno, 2024

Disavventura in viale Aldo Moro

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 Cammino per viale Aldo Moro ed ecco che qualcuno mi saluta. Mi fermo, stringo gli occhi disturbati dal sole e ricambio il saluto. - Come stai? - mi chiede un tipo abbracciandomi. - Bene e tu? - rispondo sorridente. Peccato, però, che mi venga in mente solo il nome di sua moglie e non il suo. Mordicchio le labbra e cerco di ricordare. - Come stanno tua moglie e i tuoi figli? - continua lui, mettendo le mani sui fianchi, in attesa della risposta. - Bene, grazie - replico sempre più infastidito dal fatto che mi sfugga il nome, ma riprendo fiato e ribatto: - e tua moglie e tua figlia? Tutto bene? - Tutto ok, mia moglie sta lavorando e con questo caldo non sarà particolarmente allegra. E tu con il lavoro? Ribatto sul caldo e sul lavoro e, nel frattempo ,me la prendo con il mio solito difetto di non ricordare i nomi. Intanto, mentre noi due chiacchieriamo si avvicina un ragazzo sulla trentina e si ferma vicino a noi e ascolta e, mi pare, aspetta qualcuno. E così continua la nostra conve...

I pacifisti da salotto

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  C'è una categoria di persone molto simpatiche e che mi suscita anche un po' di tenerezza: i pacifisti da salotto. Loro sì, ci tengono a ribadirlo continuamente, che sono per la pace, non perdono occasione, sia pubblica che privata, per ricordarci a gran voce che sono contrari alla guerra. Il fatto è che, però, se magari io dico che tutti siamo contrari alla guerra e che a parole siamo tutti buoni e bravi ecco che loro, i pacifisti da salotto, dico, si turbano, s'indignano e mi rispondono che sono un guerrafondaio e che si sentono circondati da guerrafondai. E ancora di più inveiscono contro di me se mostro di non sapere come porre fine alle guerre che dilaniano il nostro presente e se, sommessamente, affermo che, in fondo, non contiamo nulla rispetto agli equilibri geopolitici e forse non è così utile la gara bambinesca a chi è il più pacifista fra noi. Poche storie e pochi dubbi, mugugnano indignati i pacifisti da salotto, non c'è molto da analizzare. Basta che una d...

Quel che resta del padre

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Quel che resta del padre è nella ricerca dei figli, nel loro sguardo avido di orizzonti: il mare e le suo onde, il cielo e l'azzurro; l'isola. Tutto di là da venire, tutto da scoprire. Quel che resta di me padre sarà l'andare nel mondo dei miei figli, dimentichi di quel trasognato genitore, incapace per un difetto di fabbrica, forse, di aderire al contesto e di comprendere le sovrastrutture culturali del suo tempo. La mia vittoria sarà, allora, quella di comparire ogni tanto nei loro sogni e lì, nel baluginare acceso dell'universo onirico, quel padre bizzarro e irregolare potrà suggerire itinerari fantasiosi e continuerà a vivere.