I pacifisti da salotto

 C'è una categoria di persone molto simpatiche e che mi suscita anche un po' di tenerezza: i pacifisti da salotto.

Loro sì, ci tengono a ribadirlo continuamente, che sono per la pace, non perdono occasione, sia pubblica che privata, per ricordarci a gran voce che sono contrari alla guerra. Il fatto è che, però, se magari io dico che tutti siamo contrari alla guerra e che a parole siamo tutti buoni e bravi ecco che loro, i pacifisti da salotto, dico, si turbano, s'indignano e mi rispondono che sono un guerrafondaio e che si sentono circondati da guerrafondai. E ancora di più inveiscono contro di me se mostro di non sapere come porre fine alle guerre che dilaniano il nostro presente e se, sommessamente, affermo che, in fondo, non contiamo nulla rispetto agli equilibri geopolitici e forse non è così utile la gara bambinesca a chi è il più pacifista fra noi. Poche storie e pochi dubbi, mugugnano indignati i pacifisti da salotto, non c'è molto da analizzare. Basta che una delle controparti si arrenda e la guerra finisce. Tutto molto semplice, insomma, se non proprio banale o, forse, stupidamente divertente. Quindi basta che il più debole ceda alla minima prepotenza del più forte o più aggressivo e abbiamo la pace?

No, non sto facendo quello che ha le idee chiare su chi abbia torto o ragione, sono uno disorientato, io, non ho verità da diffondere, però so che non mi piace Putin perché i dittatori non mi sono mai andati a genio e allo stesso modo non amo l'imperialismo e l'arroganza degli Stati Uniti. E quindi? Non sarà allora una posa per sentirsi buoni e in pace con sé stessi, quella dei pacifisti da salotto?

Sono io cretino - e credo anche di esserlo in alcuni frangenti, non sono certo un genio - o il pacifista vero, quello che crede e che combatte per le sue idee, sia quello che va a manifestare dove si spara e si mette di fronte al fucile o al cannone? 

Sono io ingenuo o il pacifista, quello vero, quello che vuole incidere nella Storia e cambiare il corso degli eventi, è quello che va alla corte del dittatore e gli va a urlare contro che sta facendo una porcheria? Ma chi fa questo, il tremebondo Don Abbondio o l'eroe Padre Cristoforo? E i pacifisti da salotto si sentono davvero più vicini al secondo? Sarebbero andati da Don Rodrigo a dirgli di non importunare la povera Lucia?

Sono io superficiale o è molto comodo dire di essere circondati da guerrafondai mentre si è impegnati a fare continuamente selfie e si mangiano prelibate pietanze e, contemporaneamente, si fa professione di pacifismo (a parole)?

Dico a te, pacifista di professione, credi davvero che la pace si costruisca con questi stucchevoli afflati da disadattati engagé? Credi davvero che bastino le parole e non le azioni?

Le mie sono domande perché non ho certezze, ripeto, da distribuire per sentirmi dalla parte dei buoni, però credo davvero che sia molto ipocrita l'atteggiamento di chi, vellicato dall'ardore di voler ben apparire nella vetrina quotidiana e social, vada continuamente a cinguettare il suo essere pacifista. Preferirei ascoltare lo sgomento di chi non sa che pesci pigliare e che si sente uno fra otto miliardi di teste, piuttosto che l'insincero, vacuo, narcisistico vezzo di proclamarsi continuamente pacifisti.

Veri pacifisti da salotto prima di entrare in azione e di fare scudo con il proprio corpo per impedire che il fucile uccida il più debole. 


Commenti

Post popolari in questo blog

Caro papà

Il gattopardo: la trama e la metafora decadente dell'esistenza.

Tu che non ritorni