C'era una volta un anarchico Narciso

Io ho sempre immaginato Narciso non bellissimo, ma solo e particolarmente ingenuo.
L'ho sempre immaginato bruno, un po' confuso e trasognato nell'animo bambinesco, escluso, vagare per i campi alla ricerca di attenzioni. Cerca attenzioni, senza sapere o capire di desiderare affetto.
Narciso, se lo guardi da questa prospettiva, fa solo tenerezza. Il suo bisogno frustrato di essere amato si trasforma e si maschera nella stupita (non) scoperta del sé. Proprio perché ingenuo crede (brama?) di vedere nel suo riflesso qualcuno bellissimo che presti attenzione alla sua solitudine.
Ingenuo: puoi riconoscerti nel monadesco furore di uomini che nei cortei ripetono o urlano vuoti slogan abbacinati dal nulla del Grillo Parlante?
Bambino: puoi non sentirti solo nel carosello necrotico delle convenzioni, per te prive di senso, nel circo liturgico messo in scena quotidianamente e con violenza?
Sognatore: il tuo bisogno non appagato di essere amato lo puoi soddisfare amando?
Ho conosciuto tanti Narcisi. Il più delle volte non rispondono alla mia retorica e infantile reinvenzione proposta poco sopra. Ragazzette svenevoli o omuncoli innamorati del loro parlare non mi emozionano, mi annoiano. Ma se si cerca, qua e là, si trova qualche Narciso ingenuo, non bello, in cerca di amore, in grado di restituirne tanto. 
E magari si scopre che, proprio per la sua vocazione a teatralizzare la sua solitudine, può raccontare di teatri, può recitare e trasfigurare - persino irridere - qualsiasi luogo comune.
Perché è ingenuo, tra Pierrot e Arlecchino: eccolo.
Senza saperlo rappresenta quella carica eversiva reale, incorrotta, che tanti 'classici' Narcisi non riescono nemmeno ad immaginare.
E magari diventa emblema di una società escludente, che parla e straparla di amore ma non sa darne ai soggetti più fragili o sensibili, inconsapevolmente, e necessariamente, anarchici.


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