In nome della Demenza

In nome della Demenza io certifico lo stato di grave agitazione dello Stivale che galleggia nel Mediterraneo. In nome di questa, sissignori, invoco, qui, al mio cospetto, Zeus per processare il corpo (non l'anima) di Giulio Cesare, stuprato dalle coltellate dei senatori.
In nome della libertà vi chiamo a raccolta nelle piazze e nei social e, senza pensare, v'invito a pensare.
In nome dell'ignoranza più colossale v'invito a prendere la bandiera italiana e ad appenderla fuori dalle finestre, nonchè a non utilizzare la carta igienica al rovescio. In nome di ciò sono autorizzato a dirvi che noi siamo il cambiamento: e andiamo nelle piazze e sotto i portici e gridiamola tutta la nostra santa indignazione, scontriamoci contro i tecnocrati e i plutocrati. Spezzeremo le reni a chiunque non vorrà ragionare con la nostra testa e faremo il pane giocando non più su due forni, ma su tre, ai quali aggiungeremo un panificio che produca pane dall'acqua. E imbottiglieremo anche il pane, perché nessuno può osare giudicare il nostro modo di pensare, né vaccinare i nostri bambini.
Il Sud è nostro; al Nord vanno con Matteo (prima ci insultava, ma ora ci vuole bene).
Scendete in piazza, salite in ascensore, aprite le finestre, chiudete i boccaporti che mi escono le bolle se penso alla legge elettorale, è il momento di reagire, di mobilitarci, di sparare, di spararci per il bene degli italiani.
In nome della Demenza io vi assolvo da tutte le vostre colpe pregresse, dal vostro esservi scoperti onesti solo ora, con la crisi globale.
In nome della demagogia più bieca vi chiamo a raccolta, vi concedo un ultimo squallido spicchio di sogno che dia un'ipotesi di senso alle vostre vite grigie, frustrate, sconfitte.
In nome della Demenza: da inutili diventate  finalmente necessari.
Per le prossime elezioni.



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