Il mio Natale in zona rossa

 Sono solo, qui, su questa collina innevata.

Ho lasciato mia moglie con i miei figli e la mia amante con il mio gatto Trippy. Prima di partire sono andato a salutare i coniugi Perotti, a Bergamo. Non li conoscevo, ma subito ci siamo trovati bene, per via dei molti interessi in comune che abbiamo scoperto di avere: ci piace dormire su un tavolo da biliardo, leggere libri di Pilates per conciliare il sonno, non insultare il prossimo.

Ora ripenso a loro, Armando e Dina, così sornioni e piacevoli, mentre passeggio nel cortile innevato, di fronte alla mia casa. E ripenso anche ad Amalia, alle sue labbra vermiglie, alla bolsa sensualità che accende la sua risata gorgogliante di decadenti suggestioni. Quanti post scrivi su facebook, Amalia mia. Come mi sento inferiore a te. Tu ci sei sempre: ogni giorno, ogni ora, quasi ogni minuto. Io un paio di volte al mese. Come siamo diversi, Amalia mia. Ma quanto ci vogliamo bene, quando siamo lontani.

Questa solitudine forzata, in pieno e totale connubio con la Natura guasta e contaminata, mi riempie, però, di serenità. E ricordo Ottavio Brandini, così tirchio e così felice. Lo rivedo mentre costruisce la sua esistenza per custodire il denaro. Pare che dia tutta questa felicità, il denaro. Ottavio non compra mai un giornale, non commette mai una svista. Sempre attento, non sgarra mai. E sempre mi sorprende che tutta questa tensione si traduca in lui in gioia. Chissà se ricorda come mi disprezzava quando mi vedeva in edicola acquistare fumetti. Lo faccio ancora, sai, Ottavio? Compro giornali (tu inorridisci, lo so, su internet trovi tutto), libri, persino qualche enciclopedia sul cinema e ogni tanto qualche cd. Ho anche voglia di acquistare anche i dischi, sì, i vinili dopo tanto tempo. Tu mi giudichi superficiale, lo so. Ed è giusto così.

Ha ripreso a nevicare. Mi pare sia il momento migliore per stendere i panni. Basta scrivere.

In questa solitudine amica, coltivo me stesso. 

In nome della ragione.



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