Il capitano e le stelle

 Capitano, io ti ho seguito per i tuoi occhi: c'era il sogno nelle tue iridi, la promessa di incontrare il desiderio che ci manca in qualche terra lontana. Ho lasciato il mio lavoro perché ti ho creduto e ti credo ancora, mentre sull'onda bruna il nostro veliero va chissà dove, accompagnato dalla fisarmonica di Auguste, sempre sbronzo.

Capitano, anche ora che ci siamo persi il tuo sguardo non è cambiato. Quanti anni hai, dietro quella barba bianca, nascosti dentro il tuo logoro cappellaccio da lupo di mare? Hai una donna, da qualche parte? Dei figli? Una casa? La mia casa sono le stelle, mi hai detto una volta. La fisarmonica di Auguste con le sue note ed i suoi sbuffi continua, si rinnova in ogni istante, ci ricorda che cosa non potremo mai essere.

Capitano, io avevo sposato una ragazza in una primavera di tanti anni fa. Non mi ricordo più il suo nome, né il suo aspetto, ma so che era buona. Tu sorridi quando ti parlo così. Ogni tanto nel sonno chiami tua madre, capitano, lo sai? A volte ti sento piangere. Chi è la ragazza della fotografia che porti sempre con te? Nemmeno Auguste la conosce, nessuno della ciurma sa chi sia. Ci vuoi portare da lei?

Capitano, sei mai stato bambino? Al timone dici spesso che noi uomini abbiamo bisogno di sentire storie. Che ci raccontino miti, fiabe, favole: solo così possiamo liberarci dalla malattia del nostro tempo, quella che ci fa correre a compare merce su merce. Non erano merce i miei vent'anni. Diventeranno mai merce, le tue stelle? Auguste non riesce nemmeno a stare in piedi, questa sera; coricato su un fianco batte i tasti all'impazzata e ci strappa le lacrime; ci toglie il fiato.

Capitano, mio fratello se l'è portato il vento. Lavorava la terra con passione, era instancabile, parlava con cavalli e cani e mi voleva bene davvero, come si può voler bene a qualcuno che sai che non diventerà mai merce per te. Aveva tanta fantasia, lui, a differenza di me. Diceva che chi studia ma non ama i fumetti, non s'incanta con il teatro dei burattini e non gioca non servirà a nulla, sarà un contemplatore di merci senza immaginazione. Un bravo professionista, magari, ma nulla che potrà lasciare un segno. Mio fratello era pazzo, per questo gli volevo tanto bene. Auguste dice che il vento prima o poi me lo restituirà.

Capitano, tutto è memoria, mi dici spesso. Io ti credo, capitano mio, anche ora che ci siamo persi, che il nostro tempo è malato e solo le stelle, le tue stelle, sono la mia unica certezza. Riportami da quel pazzo di mio fratello, ti prego, almeno per un'ultima volta. Lo abbraccerei, rideremmo insieme, correremmo, balleremmo al ritmo della musica di Auguste.

Capitano, io ti ho seguito per i tuoi occhi e con te arriverò fin dove vorrai...


Continua?

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