Caratteristiche generali dell'Umanesimo

 Con la Seconda metà del Trecento si diffonde in Italia una nuova sensibilità che pone l'uomo quale misura di tutte le cose e si differenzia dalla visione teocentrica del Medioevo, sulla scorta della riscoperta dei classici, e che perdurerà per tutto il secolo successivo. Tale nuovo modo di vedere il mondo è detto Umanesimo e rivoluziona l'immaginario: la dimensione antropocentrica, infatti, riscopre nell'uomo la volontà di essere artefice del proprio destino e di porre il concetto di libero arbitrio al centro dell'esistenza. Per essere felici, insomma, bisogna impegnarsi e lottare in prima persona contro le avversità. La sfida alla fortuna - intesa come forza imponderabile alla quale ci si dive opporre per potersi realizzare - è tipica della dimensione umanista e il rapporto con essa occupa un ruolo centrale nella letteratura (si pensi al Decamerone). Di conseguenza anche il piacere non è più figlio del demonio, ma dono di Dio e di questo si deve godere senza sensi colpa. La cultura umanistica è perciò laica, sebbene non neghi mai la dimensione religiosa dell'esistenza. 
Lo studioso Eugenio Garin, infatti, mettendo in discussione le teorie di Burckhardt e di Gentile, che vedevano nell'Umanesimo un momento antitetico rispetto al Medioevo, ritiene che la cultura umanistica approdi ad una nuova visione del mondo in cui i valori della libertà e dell'azione siano centrali.
La caccia ai manoscritti greci e latini e la nostalgia per i classici è da inserire in tale circuito: già Petrarca aveva dimostrato quanto fosse necessario guardare agli antichi per imitarli e crescere, nonché per rinnovare i paradigmi spirituali e letterari medioevali.
Lo studio delle humanae litterae si fa dunque appassionato. Poggio Bracciolini (1380-1459), celebre umanista fiorentino, scoprì numerosi manoscritti e incarna perfettamente la nuova figura di intellettuale del periodo.
Da segnalare è, inoltre, il ruolo delle Corti nel Quattrocento: queste, infatti, con il fenomeno del Mecenatismo, diedero l'opportunità a intellettuali, poeti (i cosiddetti poeti cortigiani) e artisti di potersi occupare di produrre arte e bellezza celebrando il culto dei classici. Nasce così il mito di Firenze che sotto la guida di Lorenzo il Magnifico vede il suo prestigio e la sua fama dominare sull'Italia. 
In seguito alla caccia e alla raccolta di manoscritti (si veda, per esempio, il caso di Angelo Poliziano, colto e sensibile poeta umanista, che ne raccolse tanti nella biblioteca Laurenziana) si fa strada l'esigenza di restituire i manoscritti stessi ai loro autori poiché spesso corrotti. Nasce così una nuova scienza, la Filologia. Attraverso questa, infatti, si studiano le parole dei testi antichi e si cerca di rimediare agli errori degli amanuensi o alle ingiurie del tempo. L'obiettivo del filologo è quello di fare in modo che i testi antichi risplendano della loro originaria bellezza. Di straordinaria importanza fu la figura di Lorenzo Valla che, attraverso il suo studio filologico, si accorse che la donazione di Costantino era un falso poiché al suo interno venivano utilizzate parole che ancora non esistevano al tempo in cui il documento venne redatto.
L'Umanesimo, dunque, si caratterizza per una rinnovata fiducia nei confronti dell'uomo, visto come una creazione meravigliosa, e si connota per il suo culto della tolleranza e dell'empatia tanto da essere sintetizzabile dalla celebre massima di Terenzio: homo sum, humani nihil a me alienum puto. Questo atteggiamento produce anche un impegno nella ricerca della virtù e del bene pubblico (umanesimo civile).

Commenti

Post popolari in questo blog

Per una lettura gotica dei "Promessi sposi"

Ariosto: Alcina, l'illusione e il reale da drogare

Il gattopardo: la trama e la metafora decadente dell'esistenza.