Equitazione vegana o della follia nel mondo
Quando Astolfo, nel canto XXXIV dell' Orlando furioso, va sulla luna alla ricerca del senno del protagonista eponimo trova tutte le occurrenzie nostre
sola la pazzia non v'è poca né assai;
che sta qua giù né se ne parte mai.
Chissà che cosa scriverebbe oggi il geniale Ariosto sulla follia che informa il mondo vedendo il nuovo sport che dalla Finlandia (dove spopola da un decennio) si diffonde in Europa...
Signore e signori, ecco a voi, l'equitazione vegana. In nome di un nobilissimo e sublime senso etico si va a cavallo senza... cavallo. Gli atleti, infatti, durante la competizione corrono, vanno al trotto e saltano gli ostacoli utilizzando, al posto dell'animale, un bastone con una testa di equino di pezza. Non è commovente vedere fin dove può arrivare l'idiozia?
Segnalo, infine, che tutto questo struggente afflato iperanimalista corteggia 'filosoficamente' la violenza. Ricordiamo, infatti, che le bestie si uccidono l'una con l'altra in nome della sopravvivenza. Si chiama catena alimentare. Non va dimenticato, inoltre, che in nome del loro istinto gli animali si accoppiano tra genitori e figli.
Alla marea di antispecisti chic, e che magari preferiscono la bestia all'uomo, che ci propongono di empatizzare con un crotalo o uno scorpione faccio l'invito di guardarsi allo specchio e ridere. Una buona dose di autoironia può salvarci dalla follia ed è un atto benedetto dalla ragione.
Quella ragione che sempre più spesso fugge dal mondo per finire sulla luna e che gli animali, che piaccia o no, non possiedono.
Il ragionamento che guida il doberman ad azzannare un bimbo al viso è pari a quello di questi simpatici farneticatori che vanno al trotto con un pezzo di legno per distinguersi dagli altri barbari umani.
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| Equitazione vegana: la nuova frontiera del narcisismo perbenista |

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