Cinquanta sfumature Di Maio



C'è qualcosa di Romantico nel Movimento Cinquestelle, nella sua accezione più squisitamente letteraria (e quindi, come sa bene Di Maio, irrazionale). Indignati, umiliati e offesi da decenni di Governi della mummia Berlusconi e da altrettanti indegni dei Sinistri scendono in piazza ben sapendo che la politica è un affar serio: ce lo spiega anche un comico, o presunto tale (sfortuna, per tutti, che non abbia avuto al cinema successo, non avrebbe sfogato la sua frustrazione da signor Nessuno). 
Romantico e nobile, questo afflato ha caratteri oclocratici (e Di Maio, uomo colto, sa bene che intendo) ed è fecondato dalla disperazione. Era stato il malessere a favorire il Fascismo, la frustrazione, il dolore, la grettezza nel secolo scorso. Anaciclosi, come scriverebbe Polibio (e Di Maio, uomo colto, sa a che mi riferisco)?
Romantica è l'idea che un movimento affronti 'di pancia' questa sfavorevole congiuntura e attraverso la rete, e un po' di 'sana' alienazione, conceda l'investitura al buon Luigi Di Maio: sforzo Sisifeo, poveretto, nella struggente speranza che l'uomo qualunque possa riuscire a inventarsi politico.
Romantico, sì, e anche, di conseguenza, come ci insegna Isaiah Berlin (e Di Maio, uomo colto, sa chi è) nazionalista.
I pentastellati sentono con animo perturbato e commosso per citare Vico (e Di Maio, uomo colto, sa chi è) e dolcemente vagheggiano la presa della Bastiglia, la forca e la ghigliottina, scoprono l'onestà, scambiano le loro emozioni per politica.
Certo, Di Maio e tanti suoi sostenitori conoscono la Storia, hanno studiato Dottrine Politiche, si sono appassionati sulle pagine di Voltaire o Locke, conoscono Bodin, Rousseau, Machiavelli, Guicciardini (qualcuno, lo so per certo, non si perita di confrontarsi con il De repubblica di Platone... e non sempre lo condivide); discettano di libero arbitrio in una carnevalesca koinè tinta di demagogia; per questi  e altri nobili motivi Di Maio non ha avuto il tempo di capire la legge elettorale, né di rendersi conto che quando, a modo suo, parla, al di là dei proclami in nome dell'onestà, non dice nulla che abbia senso compiuto. Quando lo ascolto rido, ma non di lui: è un personaggio mitico, in fondo.
Penso a chi scopre con rabbia, livore e odio l'onestà! Penso che fa comodo scoprirla ora: ma prima? Nessuna raccomandazione? Nessun trucchettino all'italiana? 
Com'è facile assolversi da tutti i peccatucci... 
Irrazionalità. Nuovo Medioevo. Ci sarebbe da scriverci un grande poema eroicomico sull'italietta stracciona e indignata, in tutte le sue cinquanta sfumature Di Maio.
L'italietta che s'indigna: corsi e ricorsi storici.
Così dolcemente fascisti, così teneramente provinciali, così tecnologici e profondi conoscitori della Storia!
Solo chi fa del denaro una propria ragione di vita può permettersi il lusso di mostrare di odiarlo in maniera tanto feroce ed esibita.
Avanti tutta!



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