"Giorgio Bassani: prigioniero del passato, custode della memoria" di Sophie Nezri-Dufour


La pubblicazione di una monografia critica su Giorgio Bassani, uno degli scrittori maggiormente significativi del Secondo Novecento italiano, è già di per sé una notizia meritoria di attenzione, poiché l'autore ferrarese, negli ultimi anni, viene ricordato molto meno di quanto sarebbe giusto. Se poi si aggiunge a ciò che la mano di chi firma l'opera è quella di Sophie Nezri-Dufour - specialista di letteratura della Shoah, studiosa di Bassani, Primo Levi, Tomasi di Lampedusa - allora ecco quanto sia doveroso accogliere con entusiasmo il volume, pubblicato per Franco Cesati Editore, dal titolo Giorgio Bassani: prigioniero del passato, custode della memoria (la prima edizione del libro è stata pubblicata in francese nel 2015).
Sophie Nezri-Dufour si concentra, giustamente, sul Romanzo di Ferrara, ne svela le ragioni profonde, legate alla biografia dell'autore, testimone dell'epifania dell'assurdo che ha nel Fascismo e nelle persecuzioni razziali la sua più inquietante fenomenologia; ne coglie con acribia la portata sociologica e antropologica che lo sostanzia.
Bassani non è uno scrittore che traduce il suo sdegno in prose enfatiche o in scene madri dalla facile presa emotiva. La sua 'scrittura del risentimento' ha negli interstizi del non detto, dell'alluso e dell'implicito la sua modalità espressiva, legata ad un registro mezzano, realistico, sobrio.
Scene madri fuori campo: il suicidio del medico omosessuale Fadigati nel romanzo Gli occhiali d'oro o quello di Edgardo Limentani nell'Airone non sono raccontati. Così come i lager del Giardino dei Finzi-Contini, sebbene incombano sin dall'inizio del libro, rimangono fuori scena. La pietas per le vittime, per gli esclusi, per i perseguitati dal Fascismo caratterizza la penna dell'autore ferrarese, le cui opere vanno lette in filigrana; l'opera della studiosa si rivela assai utile per orientare il lettore nella piena intelligenza del testo.
Sophie Nezri-Dufour, infatti, chiarisce quanto Bassani scriva per non dimenticare e produca, soprattutto nel Giardino dei Finzi-Contini, quell'aura di sospesa atemporalità, quasi fiabesca, per consegnare le vittime dei forni crematori all'eternità della memoria.
Non manca, inoltre, nel saggio della studiosa, un capitolo relativo alla spazializzazione della memoria: la lettura simbolica di mura, soglie, pozzi (si pensi all'incipit dell'Airone, soprattutto, in cui il pozzo evoca la morte), corridoi, budelli coglie la portata metaforica e mitica della strutturazione letteraria della città ferrarese. Si rinviene, così, il legame tra Bassani e la filosofia esistenzialista: Sartre viene, infatti, espressamente citato da Sophie Nezri-Dufour e tutta la parte conclusiva della monografia si sofferma sulla ricorrenza del tema della morte.
Giorgio Bassani è scrittore quanto mai attuale. Scrive la stessa autrice "nell'opera bassaniana, il romanzo, nel suo senso più nobile, àncora e cristallizza una Storia e un passato in una dimensione altamente letteraria che, lungi dal dimenticare il punto di partenza storico ed etico della tragedia, la sottolinea e ne fa risultare gli aspetti più delicati e forti". 
Sophie Nezri-Dufour va riconosciuto il merito di una lettura ampia e attenta, che restituisce lo scrittore ferrarese nella sua inquieta e malinconica custodia della memoria. 



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