Io sto bene, e tu?

Mi fermi, mi prendi la mano, cominci a parlare.
Io sto bene, e tu?
Parli, non sempre senza sapere di che cosa, e poi mi dici che il tempo sta cambiando e non ci sono più le mezze stagioni.
Parli, e mentre provo io a farlo continui, alzi il tono e mi lasci a bocca aperta.
Io sto bene, e tu?
Ti muovi a tuo agio mentre disquisisci di scie chimiche, di politica e di bene comune.
Intorno a noi cadono i calcinacci, i topi forse invaderanno presto la città, l'analfabetismo politico dilaga, mi assale, mi assilla.
Io sto bene, e tu?
Mi chiedi se ho letto, da qualche parte, (su facebook?) la spassosa serie di volgarità di non so quale Carneade illustre.
Intorno gente che corre, grida, s'affanna, sbraita con occhi scerpellati, smerigliati, stupefatti da cocaina o dalle malie di uno smartphone.
Io sto bene, e tu?
Mi viene da vomitare se ritornano nella mia mente Sky, i centri commerciali megagalattici e alienanti, le multinazionali. Il conato cresce se davanti ai miei occhi danzano i soldatini con le bandiere, adepti acritici e cultori raffinati di idee.
Tu parli del buon gusto, del buon senso.
Mi chiedo se mai leggerò un giornale come "Avvenire" e intanto ricordo una copertina di uno di quei settimanali tipo "Gente" o "Chi" e ho voglia di gridare.
Io sto bene, e tu?
Parli usando spesso l'avverbio "ormai", sputi sentenze, poi ti rilassi. La Sanità non è più quella di una volta, la Scuola è allo sbando, l'Italia è un Paese (Paese?) per vecchi. Ora il tuo periodare è quasi ciceroniano.
Un signore bofonchia qualcosa su Putin, su Trump, su Paperino, mentre il suo compagno annuisce devotamente.
Io sto bene, e tu?
Non sai che sono un Cheyenne, uno degli ultimi e vuoi fare bella figura: ecco che cominci a masticare parole che vorrebbero evocare la critica letteraria, la letteratura. Non mi conosci. Ecco il rombo di una moto truccata a sommergere le tue parole, ad ingigantire il mio silenzio.
Io sto bene, e tu?
Non mi conosci. Non ti interessa. Parli a me, figlio di nessuna scuola. Anticonformista senza volerlo. Parli a me come se ti guardassi allo specchio.
Da che parte sto? Io ho le idee confuse, magari ci vorrebbe un amico marxista per ricordarmi quanto l'anarcoide possa essere poco stimabile. Mi vorrebbe sempre bene?
Tu parli, davanti a noi una vecchia viene scippata, ad una ragazza viene tagliata la gola, ad un mendicante sputatano in faccia.
Oh, fa caldo, fa molto caldo. Ti asciughi il sudore dalla fronte, ti lamenti. Taci. Ora finalmente potrei parlare, ma tutto ciò che voglio dire è quello che vortica, lunare, intorno a noi.
Impallidisco. Mi guardi, ti preoccupi.
Stai sereno.


Io sto bene, e tu?

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