Vera, la mia amante sconosciuta

 Apro la busta, sono emozionato. Che bello, non può essere vero, non sta succedendo a me, mi dico. E invece sì: la missiva mi racconta itinerari fantasiosi, devo pagare una multa perché il 30 settembre del 2022, a Napoli, intralciavo il traffico. Ma io il 30 settembre ero scuola, non a Napoli. Chiamo il comando dei carabinieri di Napoli, espongo le mie perplessità, ma dall'altra parte la donna che parla con me è inflessibile: I carabinieri Ciro Auriemma e Natalina Esposito hanno dichiarato che io ero lì con la mia macchina e tanto basta.

Giusto, replico, avete ragione, se c'è scritto così deve essere così, sebbene io sia un possesso di un documento nel quale si attesta che in quel 30 settembre mi trovavo in classe. Chissà che faceva quell'altro me a Napoli, proprio mentre io spiegavo Ariosto o Goldoni.

Senta, provo con timidezza, ma se io pago la multa non è che in qualche modo questo può inficiare non dico la validità, ma quanto meno la credibilità delle mie ore di lezione di quel memorabile 30 settembre?
Si tossicchia con un certo dispetto dall'altra parte della cornetta. Che domanda bizzarra ho posto, me ne rendo conto. La voce mi restituisce risposte che non mi rallegrano: se pago, certo, le mie spiegazioni non sono valide né credibili. Non pretenderò davvero di avere un senso sia a Napoli, in mezzo al traffico, che in classe a Olbia, fra gli alunni. Chi credo di essere?
Nessuno, rispondo, sono solo curioso di sapere che ci facevo a Napoli. Ero solo?
Non è che ho un'amante napoletana, insinua quella.
Sì, invento, sia chiama Vera ed ha un negozio di borse nei quartieri spagnoli e canta che ti toglie il fiato.
Si scoprono gli altarini, ridacchia ora la donna dall'altra parte della cornetta.
Mi assale un dubbio: se non pago la multa anche Vera, la mia amante mora e canterina, scompare. Allora meglio pagare? E se poi è una di quelle piagnucolose e tendenti al lamento? E se, orrore, è una avvezza al turpiloquio?
Bisogna essere cauti. Chiedo allora che tipo è Vera, la mia nuova amante, ma dall'altra parte raccolgo indignazione. Come mi permetto? C'è gente seria che vuole lavorare e io oso fare domande stupide! Che ne sa la mia interlocutrice di Vera? Ora lo sdegno si traduce in amarissime parole che non posso ripetere, finché la mia parabola si schianta di colpo: la signora ha riattaccato.
Peccato si sia stancata così presto. Io credo che avrebbe potuto offrirmi chissà quali suggestioni se mi avesse concesso un altro po' del suo tempo...



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