Vera, la mia amante sconosciuta - Atto II

 Alla fine ho ceduto e ho pagato la multa. Quando sono tornato a scuola, però, mi è stato impossibile rientrare in classe perché mi hanno licenziato. Dopo la comunicazione del mio licenziamento, la bidella mi ha accompagnato fuori premurosamente.

L'hanno già sostituita, mi svela, fumando.
E che tipo è, chiedo.
Un tipo preciso, afferma lei con un mezzo sorriso. Questa è una frecciatina nei miei confronti, lo sanno tutti che sono distratto.
Speriamo almeno che non sia un trombone, replico tanto per dire qualche cosa, uno di quei palloni gonfiati che si sentono discendenti di Prometeo.
Allora la bidella mi prende per mano e mi porta di fronte alla finestra di una mia classe.
Il mio sostituto ha una camicia bianca, ma non riesco a vederlo in volto per via dei riflessi del sole. Sembra tranquillo, normale, un po' anonimo.
Ecco cosa succede a correre appresso alle gonnelle napoletane, ridacchia la bidella.
Ma guardi che non è come lei pensa, ribatto; poi, in un fremito d'orgoglio, le lascio la mano. Mica sono un bambino da accompagnare all'asilo.
E mia moglie? E i miei figli? Ci sta quel tipo con loro? A me mancano i miei bambini, senza di loro non ho senso.
Il mio cellulare squilla: ecco, è Vera. E ora che le dico? Che non so nulla di lei? La bidella vibra per l'eccitazione e m'invita a rispondere e ad assumermi le mie responsabilità. Per l'emozione parte il vivavoce e lei, Vera, dico, mi chiede quando torno a Napoli.
Beh, ho perso il lavoro, non ho più la famiglia, non mi rimane altro che solcare i mari per ritornare dalla mia sconosciuta amante.
Altro che chiare, dolci e fresche acque professo', ride la bidella.
Senti, Vera, ti ricordi come ti ho conquistato, domando io, e dall'altra parte sento una banalissima frase sul colore nocciola degli occhi che, a detta della mia amante, le avrei pronunciato in un pomeriggio di primavera.
Mi aspettavo di meglio da un letterato, borbotta la bidella.
Anche io, ammetto, poi rimango travolto dalle parole di Vera e, ad un tratto, rabbrividisco: è una di quelle che fa escursioni in montagna, fissata con lo yoga e il pilates e con tutte quelle altre cose là in odore di derive spirituali e new age.
Altro che dolci, fresche e chiare acque, ridacchia ancora la bidella. Questo è troppo, mi allontano da scuola senza nemmeno salutare, chiudo la chiamata e vado al porto. Maledico Ciro Auriemma, il carabinere, e la sua collega nonsocosa Esposito, che con la loro dannata multa mi hanno rovinato la vita.
Il mare è mosso, la nausea è una compagna molesta: il viaggio verso Napoli comincia proprio in maniera meravigliosa.
Mi mancano i bambini, come farò?
E se andassi a cercare Ciro Auriemma e la sua collega nonsocosa Esposito e li convincessi che la loro multa non ha senso?
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