Primavera e malinconia
Nella stanza è il silenzio. Mi guardo intorno e tutto sembra ancora più grande di quanto già non sia.
La serranda abbassata lascia intravedere il giorno che se ne va.
La primavera mi ha sempre fatto male - uno stato di eccitazione e di ebbrezza, di frenesia e languore - ma questa volta è diverso. Ora sento un vuoto che s'ingigantisce e sono davvero spaesato. Mi sembra di essere di nuovo diciassettenne, ma con il piombo di trent'anni in più nei pensieri, nelle ossa e nella retina i graffi di notti che non avrei voluto vedere. E che non si possono dimenticare.
Penso agli amanti. Li vedo giovani, travolti dalla furia erotica, morsi teneri alle labbra, pupille dilatate: che malinconia e che tenerezza quel desiderio di stordirsi, di ubriacarsi di vita. Quella voglia di non pensare alla morte.
Io l'ho sempre sentita, la morte. Sin da bambino.
Dovrei correggere compiti, occuparmi di pratiche e bollette, ma la malinconia e la voglia di vivere mi spingono a scrivere questa ennesima lettera dalla luna. A chi? Chi mi risponderà?
Se potessi fare a meno di scrivere ne sarei ben felice. Meglio correre, andare di qua e di là, lavorare con le mani, costruire qualcosa (un muro, una casa, un mobile) ma ognuno, io credo, è soltanto ciò che riesce a essere.
Di nuovo l'immagine degli amanti mi ritorna nella testa. L'innamoramento non è poi follia? E non è bella la follia sana e consapevole? Quella che ti fa entrare con forza nel corso degli eventi e ti fa ridere e ti spinge a sognare, a voler creare, a volerti illudere ancora.
Al solito, divago. Il mio umore, sin da quando ne ho memoria, è sempre pervaso da un saliscendi continuo.
Mi manchi, papà, in questa nuova primavera.
Spiego sempre, nelle mie lezioni, quanto sia importante la malinconia: non credo che esisterebbe la poesia senza di lei.
La mia musa è una sorta di Talia arlecchinesca, malinconica e sensuale che mostra il collo e la spalla nuda per farsi baciare.
Divago ancora, mi perdo.
Proprio ora mi arriva una telefonata importante: incrociamo le dita.
La vita continua a sedurmi, nonostante il dolore provato.
Vivere mi piace.
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